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Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   gì' Italiani rimanevano indifferenti, gli Stranieri l'avrebbero applaudito, aveva preso spontaneo, ma formale, impegno di fargli stampare in Germania quello che avesse scoperto (I, 419).
   Un giorno fu a pranzo da Monsignor Mai e il discorso cadde sull'orazione funebre letta ai solenni funerali del Canova. Il Nostro la disapprovò apertamente e trasse dalla sua i più, eccetto, con sua sorpresa, il pa-dron di casa. Il giorno dopo l'Autore del Discorso funebre, ch'era stato fra i commensali, mise Roma sos-sopra per questo giudizio, che fece le spese di tutte le conversazioni. L'ipocrisia per nascondere pensieri e sentimenti, era ignota al Recanatese ; onde non potea trovar grazia in una società falsa.
   A Pasqua il Niebuhr parti, e la Curia si contentò d'avergli dato buone parole per il suo protetto.
   Siccome l'impiego, fattogli intravvedere, parea fosse di segretario del Censo, Giacomo salì quattro volte in un giorno, sotto la sferza del sole, a Monte Cavallo. E, dopo avore speso altre gite, finalmente potè presentare la domanda all'abate Capaccini minutante; ma non n'ebbe risultato di sorta (I, 427).
   E la ragione? Era che il segretario di Stato, Cardinal Consalvi, pretendeva che Giacomo si facesse prete.
   Il fratello Carlo, fedele alla consegna assunta di fargli il referendario di tutte le minime intenzioni che trapelavano dalle parole de' genitori; sempre in omaggio a quel saldo legame che lo univa al primogenito in opposizione alla loro società domestica, lo avvertiva il 10 aprile che gli pareva di aver potuto scoprire dai discorsi della mamma, che per questa volta non c'era nulla in contrario, anzi tutti desideravano ottenesse l'impiego (Pieroili, Lett. s crit., pag. 104).
   Era molto naturale che nella mente gretta della con-
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