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Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   4. — Fra tutti, si distinse il barone Bertoldo Giorgio Niebubr, che, prima ancora di conoscere di persona questo nostro italiano, era stato preso da sincera ammirazione per lui, già tanto erudito in così giovane età. Ministro di Prussia a Roma, dottissimo coni' era, non esitò a farsi banditore della fama che meritava il Leopardi. Anzi gradì di conoscerlo e di averlo seco a conversare.
   Il Nostro si recò al suo cospetto; ma alla presenza di un tant'uomo, cui crescevano maestà il titolo e la carica di Diplomatico, si smarrì alcun poco. Di che accortosi l'altro, si sentì anch'egli sorpreso da una tal quale verecondia della propria grandezza. Sicché ambedue rimasero per qualche tempo senza profferir parola (III, 441-42). Il Niebuhr confessava poi al suo segretario, il Bunsen, d'aver provato grande soddisfazione nell'aver conosciuto un italiano moderno, degno degli antichi. E non contento degli elogi tributatigli nella la pubblicazione che fece delle reliquie scoperte di Flavio Merobaude, nella prefazione alla 2a edizione ad Flavii Merobaudis carmina, edita nel 1824, chiamò Giacomo Leopardi suo collega in filologia e lo presentò a suoi compatrioti come ornamento d'Italia (quem lta-liae suae jani nunc cospicuum ornamentum esse popu-laribus meis nuntio), la di cui fama, egli si facea garante, dovea crescere di giorno in giorno. Ed aggiungeva che, avendo avuto la fortuna d'apprezzar da vicino l'incantevole carattere e il raro sapere di questo giovine filologo, si sarebbe compiaciuto di aiutarlo nella via degli onori e de' trionfi. E l'ebbe subito raccomandato alla Corte romana, della quale il giovinetto era suddito, acciocché lo collocasse secondo i meriti.
   Quando il Giordani seppe tutto questo, non solo benedisse a quello straniero, ma scrisse a Giacomo incoraggiandolo a sperar bene e consigliandolo a fidare