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sta sorella del conte Monaldo, moglie al cav. Pietro-Melchiorri, e stabilita con la famiglia a Roma, per le fattezze del viso, come per la gentilezza e la sensibilità dell'animo, per la melanconia e la tenerezza del cuore, nella famiglia Leopardi era la più somigliante a Giacomo. Ella pure, in mezzo a molti, viveva sola e godeva di fargli in ispirito compagnia. Erano proprio-nati per intendersi; per cui si comunicavano i loro più intimi sentimenti con quella simpatia che veniva lora da natura. Ella gli si profferiva come madre affettuosa: andò a ufficiare il Cardinale Segretario di Stato, per ottenergli l'impiego: era insomma un altro degli angioli, mandati a lenire i dolori del Nostro sventurato (Piergili, Lett., Prefazione, IX e pag. 24).
In quest'anno il Giordani, tormentato dal mal di nervi, passò l'estate e l'autunno a Ginevra e il principio dell'inverno a Genova, intento a provare se il mutar di clima avesse potuto recargli qualche sollievo-alle sue malattie e tristezze (III, 192). E il Leopardi, fra letto e lettuccio, s'occupava in lavori leggeri, senza attendere a nessun'opera di polso, giacché il suo stato-di salute non glielo permetteva. Erano studi di lingua, fatti come meglio poteva, fra un'ordinazione di libri a Bologna e una lettera di informazioni del cugino Melchiorri a Roma. A questo poi, di autunno, chiese se gli sapeva dire d'una dozzina buona e discreta, in contrada non affatto deserta. Lo informava, che Egli solea mangiar poco e non bere vino: faceva un pasto solo con una piccola colazione la mattinar e accennava che sarebbe partito da Recanati per Roma verso la metà di novembre (I, 358).
2. — Difatti fu vero. Monaldo, cedendo alle istanze di tanti intercessori, il 20 novembre 1822 lasciò partire il primogenito per la Capitale; indirizzandolo alla casa del suo cognato Carlo Antici, con buona compa-