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messo di uscire di Recanati. Avrebbe dovuto accondiscendere, almeno in onore di quella fama, che grande tutti prognosticavano al figlio e che gli si sarebbe riflessa come a padre.
Non è a credere però quello che un vecchio letterato bolognese, il cav. Luca Vivarelli, che fu amico della famiglia Leopardi, raccontava; cioè, che il conte Monaldo avesse una certa invidia pel figlio, perchè lo vedea conquistare facilmente, co' suoi libri, quella reputazione letteraria, ch'egli non era riuscito a conseguire (D'Ovidio, 27, nota). Questo no; perchè il padre fu sempre altero de' progressi e del nome che s'andava formando il suo Giacomo ; l'aiutò nei primi lavori ; gli procacciò perfino la dispensa di leggere i libri proibiti ; pose a disposizione sua la ricca biblioteca di famiglia; e giunse a prestargli anche l'umile ufficio di amanuense, com'è facile riconoscere nelle pagine 183-190 del ms. del Frontone. Gli è che non poteva pel suo carattere, transigere ; e, senza volerlo, divenne il tiranno de' figliuoli.
Ora Giacomo, giacché la salute glie lo permetteva, prese a ordinare i materiali per quell'Opera, già da tempo ideata, intorno alle cinque lingue : greca, latina, italiana, francese e spagnuola (I, 339).
5. — Ma eccola volta del matrimonio di Paolina con un signore di Sant'Angelo in Vado, in quel di Urbino (I, 341). E già parendo la cosa sì bene conclusa, che se n'era stretto il contratto pel 20 gennaio 1822; Egli preparò per Lei il dono fraterno d'una Canzone.
Anche in questo componimento, dallo stile gonfio, la mente gli risorse a quel mondo antico, ch'era la sua predilezione. Senza però- averne esatto concetto, invocò Virginia, come avesse preferito la morte alla schiavitù, mentre fu vittima dell'amore del fidanzato e del genitore.