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Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   tere di riaccendergli le illusioni della vita, ed Egli fu salvo.
   E va dovuta lode somma a quel valentuomo del Brighenti, che, guadagnatasi la confidenza di entrambi, da un lato cercava di scucire le false ed esagerate opinioni per calmare il soverchio rigore, dall'altro portava il balsamo all'animo esacerbato. Al primo dava notizia che in Bologna la Canzone sul Monumento di Dante ai liberali era anzi spiaciuta; al secondo insinuava, che non sarebbe stato gran male omettere la Canzone Sullo strazio d'una giovane, alla quale Monaldo non facea buon viso per ragioni di convenienza, allu-dendovisi ad un fatto avvenuto a Pesaro ad una giovane morta col suo portato. Al genitore dicea che il suo contrasto recava acutissima puntura all'anima sensibilissima del figlio; di quest'ultimo frenava il dispetto, osservandogli che le domestiche catene, di cui era insofferente, gli erano esagerate dall'immaginazione; e gli dimostrava, con tono un po' severo, che alla fin fine il genitore aveva espresso un desiderio e non un comando, e ne aveva il diritto.
   La conclusione fu una conciliazione, per cui fu mantenuto il divieto di stampa per le due Canzoni di Roma e per l'altra riferentesi alla donna morta a Pesaro, ma fu dato il permesso per le altre due. E Giacomo, che si era messo l'animo in pace e già rinunciava del tutto al suo progetto, per non mettersi in più acuta opposizione col padre, convenne di stampare la sola Canzone al Mai, per la quale mandando l'importo, omise, secondo il consiglio del Giordani, il suo titolo nobiliare (I, 274).
   In questa, l'Accademia truentina di Ascoli-Piceno lo nominò socio; ed Egli accettò di buon grado l'onore avuto, con lettera 10 luglio 1820. E, mentre il Giordani lo interpellava se avrebbe accettato una cattedra