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Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   cittadino onesto, leale, alieno oramai dal parteggiare come dal congiurare. Era perito nell'arte musicale, dalla quale traeva conforto nella sua avversità. E, benché amico de' letterati, non riuscì nel commercio librario, al quale chiese il mezzo di occuparsi e di guadagnarsi da vivere con decoro e riputazione. Questi cenni autobiografici dette egli stesso al conte Monaldo, in data 12 aprile 1820, perchè si era accorto che aveva opinato di lui assai diversamente. Intendeva sapesse d'ora innanzi con chi trattava e quale fosse il soggetto che si degnava onorare della sua confidenza (Piergili, Nuovi doc., LXV a LXX).
   Giacomo, trovandosi nella impossibilità di raggranellar quella somma, che non volea chiedere al padre, autorizzò il Brighenti a bruciare il manoscritto e gli esemplari già corretti (I, 264). Questi, amico sincero com'era d'entrambi, cercò comporre dolcemente la lotta fra padre e figlio. Al giovane facendo noto il pensiero del genitore, dava il consiglio di unire in un solo volumetto anche le due canzoni pubblicate a Roma. Ai vecchio cercava di far comprendere, che il figlio era destinato all'immortalità e che era liberale pel solo frutto degli studi e non per appartenere ad alcuna società (Lettera citata).
   Monaldo, che della pubblicazione di Roma era già stato molto dolente, essendogli parso di scorgervi un' insegna di partito, rimase fermo nell'idea di impedire la seconda edizione. E il figlio, maravigliato come il padre fosse giunto a sapere la cosa che gli aveva tenuta celatissima, rispose elio pretendeva di pensare a modo suo e che rinunciava ai lumi che gli si volevano dare (I, 265).
   Vedendosi contrariato in tutto, per un istante si abbandonò, e credette giunta l'ora di morire e cedere all'avverso destino. Però la bella Natura ebbe il po-