Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1907

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1907, pagine 326

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   alleati e nemici
   233
   Nel suo libro si trovano molte notizie interessanti e s'intravede una solida preparazione erudita e nello stesso tempo non c' è niente di troppo e le note non si alzano verso il capo della pagina quasi a cacciare le povere linee di testo irte di numerini di richiamo come accade in certi libri anche celebri. Il libro è ben scritto, è di lettura piacevole, e ben ordinato dal punto di vista mnemonico. Per quanto il Luchaire abbia tendenze democratiche pure le grandi individualità non sono troppo confuse e compresse nell'opera collettiva e nel suo libro si trovano dei profili rapidi ma ben riusciti dell'Alfieri, del Giordani, del Niccolini, del Leopardi e del Guerrazzi. Inoltre s' egli non cerca di fare un sistema coerente e serrato delle, idee italiane d'allora e fa seguire ogni generalizzazione da un certo numero di fatti e di citazioni pure dispone la sua materia intorno ad alcune grandi idee direttrici che pur presentandosi spesso insieme nello spirito degli italiani di quel tempo si offrono a esser distinte senza troppi sforzi.
   Il libro del Luchaire, infatti, si può dividere in due parti : la prima (l'introduzione e i capitoli I-III) descrive l'atmosfera dell'epoca, l'influenza della rivoluzione, dell'epora napoleonica, del neoclassicismo, del romanticismo di Alfieri e di Foscolo, riferendosi soprattutto alla Toscana, che il Luchaire considera non a torto come una delle regioni più attive e rappresentative negli anni che ha intrapreso a stutìiare. Ma la parte sostanziale del libro è proprio la seconda nejlla quale sono studiate in quattro capitoli pieni di fatti e di richiami le tendenze fondamentali a cui accennavo: il nazionalismo, il liberalismo, il moralismo e il pessimismo. Il Luchaire mostra; la presenza di queste idee in anime diverse e lontane, piccole e grandi, ma nondimeno è costretto a riconoscere che certi uomini le hanno rappresentate con maggiore efficacia e con più sincera energia e quando vuol fare l'analisi del nazionalismo parla soprattutto di Giordani di Leopardi e di Niccolini, e per quella del liberalismo soprattutto di Pietro Colletta e di Gino Capponi, per il moralismo di Manzoni e per il ' pessimismo di Guerrazzi e di Leopardi. Nell'ultimo capitolo, sull'av-vicinarsi del 1830, appare la figura grande e austera di Mazzini che dominerà, probabilmente, il futuro volume in cui il Luchaire continuerà la sua storia intellettuale d' Italia fino alla formazione del Regno.
   Non voglio e non posso seguire il giovine storico francese in queste sue analisi precise avvivate qua e là dal soffio della commozione e dell' immaginazione. Si tratta di un libro eh' è già la