Ai letterati.
Più volte, nel Leonardo ed altrove, ho avuto occasione di far sapere a tutti i signori che scrivono poesie e romanzi che io non ho molta simpatia per loro e che la massima parte della letteratura contemporanea italiana mi annoia, mi secca e mi disgusta.
Una volta, mosso da insolita pietà, consigliai ai poetini ver-saioleggianti di cercarsi altro mestiere e pur essendo certo che non mi avrebbero ascoltato sperai almeno che non mi avrebbero più fatto lo sgradito dono dei loro volumi. Invece, da qualche tempo, la sciocca pioggia continua ed io son costretto a dar qui nuovamente avviso che leggo soltanto i libri di versi e i romanzi che compro, chiedo o mi faccio prestare e che non parlerò mai — nè qui nè altrove — di quelli che mi mandano gli autori con le loro stupide dediche. Tutti i volumi di letteratura che mi giungono — meno rarissime eccezioni — vengon gettati in terra in un angolo della mia stanza e ogni tanto li vendo a peso di carta ad un pietoso libraio ambulante.
Questi signori credon dunque che il titolo della mia rivista li autorizzi a mandarmi le loro robe ? Leonardo era un uomo che faceva dei quadri e scriveva dei pensieri, se i « poeti » non lo sanno. Egli non ha niente a che fare colle poesie, colle novelle e coi romanzi e d'altra parte io intendo la figura di Leonardo a modo mio — come è stato detto più volte qui — e non ho nessuna voglia di occuparmi nè di sonetti perfetti, nè di storie mediocri.
In questa rivista si cerca — male o bene che sia — di fabbricare e suggerire idee e con queste i letterati italiani non hanno mai avuto nessuna dimestichezza. Vadan dunque al diavolo, una buona volta !
Gian Falco.