Gli amanti d'Iddio
Biùhadàrawyaka Upanishad.
(IV, 4, 10-21).
Ciechi son quelli che non sanno, ancor più ciechi quelli che si appagano di scienza.
Gioia non è in questi mondi avvolti di fitte tenebre ; ciechi e pieni di sonno tutti in essi corrono alla morte.
Ma il savio nel quale l'occhio interno s'è aperto, che ha trovato 1' Atman (anima suprema) ed ha acquistato questa coscienza profonda : « io sono Lui ! » — che mai desiderando, per amor di che cosa resterà egli nel carcere di un corpo ?
Colui che in sè inabissandosi, sotto questa corporea forma ha scoperto l'Atman ed all'Atman si è desto, egli è onnipotente, creatore dell'universo ; il mondo gli appartiene perchè è egli stesso il mondo.
Fuor di questo illusione e vanità : tutti sono sommersi in un oceano di dolore.
Ma chi senza mezzo ha riconosciuto in sè il Dio supremo, signore del passato e del futuro, sciolto è per sempre da ogni timore e da ogni pena.
Quegli a' cui piedi scorre il fiume del tempo, che gli dei adorano come luce della luce, e in cui tutti gli esseri insieme con lo spazio sono fondati, Lui l'Immortale, io, immortale, lo so anima della mia anima.
Egli è 1' Uno ineffabile sopra ogni estensione e quantità, sopra ogni cosa che nasce e che muore.
Lui cerchi chi aspira alla sapienza, lasciando la scienza dei libri, la quale non può darci che parole senza fine.