Schermaglia Shakespeariana
Con buona volontà e con certo quale in Italia insolito ardore il Marzocco tempo fa dibatteva questioni shakespeariane, non dico quella dell'autenticità, che è un sotterfugio alla Saverio Bettinelli di taluni ignoti per rendersi illustri (e restano illustri ignoti) ma quella delle traduzioni compiute o delle traduzioni possibili, che è un bello ed elegante argomento a congrue discussioni. A me molto piaceva che altri ne parlasse, e finché altri parlò io ascoltai (ammira lettore « in femina mirabile esempio »). E oggi mi piace, poiché altri altro non dice, riprenderlo e continuarlo. Che se per avventura alcuna cosa che io sia per argomentare, ad altri non piaccia e perciò me ne risponda altro parere, molto meco me ne vorrò allegrare. L'idea del monumentino cha Angiolo Orvieto proponeva aquell'editore mi pare laudabile molto; e se l'editore si trova, mi impegno di contribuirvi con qualche tonnellata di americano (senza metafora) macigno, con sopravi inciso questo emistichio dell'onniveggente Guglielmo, dedicato per l'occasione agli anglofili italiani « But there's more in me than thou understandest ».
E sia : io lodo la freschezza di quegli entusiasmi, principalmente perchè mi ricordano (a me non perciò ancora cuneiforme), i giovanissimi anni nei quali, nutrita com'ero di eloquio e di letteratura anglosassone, nonché di cultura puramente accademica, pareva davvero la maggior vergogna d'Italia, la sua ignoranza delle altrui letterature.
Nè vorrò io negare che possa esser passato nei miei sogni di attività quello di costituirmi in piccolo faro letterario e di illuminare appunto le vie oscure e diverse attraverso a cui le persone colte d'Italia potessero eventualmente raggiungere la coltura stra-