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LEONARDO
variopinto che vola via schiamazzando. Nella necropoli di Tebe un numero infinito di operai lavorano alle statue funerarie e alla fabbricazione dei vasi d'argento per i sontuosi conviti.
Tutte le meraviglie del mondo esteriore si rovesciano in questa dimora buia come un torrente di luce. Il cielo pieno di uccelli, i fiumi pescosi, gli alberi i fiori e l'erbe seguitano a ondeggiar qui, a verzicare e ralle-gran l'anima. Il leone e lo sciacallo, la volpe, l'ibice, la lepre, il papero, la cicogna, la capra, il gatto, l'asino, vivono d'accordo in questo luogo come nell'eden natale fra le preghiere dei servi e le offerte che si presentano su queste pareti.
E in ognuna di queste rappresentazioni della vita religiosa, industriosa, o rurale, lo stile dell'Artista ignoto afferma la stessa verità ; predica e insegna la medesima rappresentazione sanguinosa e fiera all'imperscrutabile Mistero.
Qui non si tratta — insisto — di lusingare i sensi del riguardante. Ogni intenzione voluttuosa è scontata con disgusto ; non è un'Arte questa che vuol fare « obliare » ; ma ricordare invece, e guidar l'anima a dissetarsi alle polle della Verità unica ed eterna.
Ogni arte posteriore si allontanerà fatalmente da questa primitiva austerità, ruvidezza e nudità, avvolgendosi nel lusso pomposo del vano e magniloquente mondo ; ma ogni volta che arriverà al colmo della falsità e cortigianeria, imputridirà miseramente, come la carcassa di una vecchia bagascia rovinando, e fra le ceneri della sua rovina spunteranno fiori simili a questi. Dopo ogni decadenza : dopo ogni sfacelo di società, dopo insomma ogni morte, l'anima rinascendo dal sopolcro perpetuamente, ricercherà questa culla innocente.
I nuovi Artisti tenderanno sempre il collo verso questo paradiso perduto ; e la loro opera sarà tanto più grande e divina, quanto più si avvicinerà a questa infanzia.