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Leonardo
Rivista d'idee

1907, pagine 326

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a cura di Federico Adamoli

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   leonardo
   essere impotente a risolverli. Ed infatti quando l'analisi viene portata sopra il problema critico e sopra la potenza dello stesso metodo, si vede che il metodo razionale non è sufficiente al compito immane e si licenzia la filosofia, come ha fatto Giovanni Papini nel Crepuscolo dei Filosofi. E quantunque nessuno neghi il progresso relativo dal metodo religioso al metodo razionalistico, e tutti apprezzino i resultati pratici, materiali, e le conoscenze relative ottenute con tale mezzo, pure molti, e tra questi gli occultisti, riconoscono che credere di potere risolvere i problemi essenziali per mezzo di tale metodo è utopia, razionalistica sia pure, ma utopia.
   Alcuni irreduttibili razionalisti, feticisti della logica, si cavano d'imbarazzo dichiarando che tali problemi non esistono perchè, come essi dicono, logicamente, non hanno senso. Ma se il dichiara.re la non esistenza di tutte le questioni che non possono essere risolte razionalmente è sbrigativo, non è altrettanto logico; poiché non è logico il credere che quel che non è logico debba necessariamente essere illogico.
   Gli occultisti ed i mistici pensano che tali questioni trascendano la logica; e come i matematici hanno tentato di risolvere ed hanno risolto per mezzo di curve di terzo e quarto grado problemi di geometria insolubili col semplice uso della squadra e del compasso, così essi tentano di risolvere ed asseriscono talora di avere risolto molti problemi con altri mezzi, per altre vie, con altre armi che non siano quelle dell' intelletto.
   Cercare di comprendere la natura è fare opera vana. Capire, comprendere è lo stesso che limitare, e non per solo giuoco di etimologia. Fare entrare nel nostro intelletto finito la natura infinita è tentativo irraggiungibile anche all'infinito; quel tanto che viene compreso, viene snaturato ; come dice The Voice 0/ silence il mentale è il distruttore del reale. Così stando le cose, se non è possibile rendere la natura simile a noi, rendiamo noi simili alla natura ; facciamo, potendo, noi stessi infiniti, invece che la natura finita. Lasciamo in disparte,