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derne e lamentarne le mancanze e i pericoli. Se non m'importasse nulla del fine sarei disposto a chiudere, s' io fossi Argo, anche cento occhi sui mezzi ma appunto perchè grande è l'amore che ho per questo programma di restaurazione della vita dello spirito sono profondamente e direttamente interessato nella scelta dei mezzi che posson giovare ad eseguirlo e nella cacciata di quegli alleati e di quei metodi che potrebbero comprometterlo e suscitare fino dal principio una vivace reazione.
In realtà se noi guardiamo senza troppe tenerezze le origini di ciò ch'è stata chiamata abbastanza impropriamente la « rinascita spiritualista » ci accorgiamo che non tutti i motivi che hanno mosso i leaders o i seguaci sono egualmente spirituali ed elevati. Lasciando da parte il desiderio di guadagni — che pure in qualcuno è stato il mobile maggiore — e quello della notorietà ch'è comune a tutti quelli che fanno e che scrivono noi troviamo fra le ragioni più importanti di certi atteggiamenti e di certe propagande, il bisogno di essere alla moda, di seguire l'ultima corrente, di portare sulle spalle l'ultimo cartellino, di essere, insomma, come franciosamente si dice, « nel movimento ». V'è tutta una categoria di uomini i quali seguono le peripezie delle idee come i bellimbusti seguono quelle del taglio dei soprabiti e che sarebbero umiliati se parlassero di un libro « sorpassato » o d'une teoria « tramontata ».
Questi snobs dilettanti di cultura, vere cavallette o-scuratrici e distruggitrici di ciò che spunta di nuovo, sono oggi « idealisti», «spiritualisti », «pragmatisti», « occultisti », come dieci anni fa sarebbero stati « positivisti », « monisti », « darwinisti » e « sociologi ».
Su costoro non c'è da contare in nessuna maniera. Essi non fanno che immiserire, volgarizzare e abbassare le idee che sorgono e sulle quali si gettano col loro