Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   leonardo
   Poeti che finiscono.
   Da quando Giosuè Carducci cominciò a mandar fuori i bianchi volumi delle sue Opere complete e soprattutto dopo che lo Zanichelli raccolse in un bel volume all'inglese tutte le poesie del Gran Maestro dello Sdegno ogni poeta o facsimile di poeta ha voluto fare altrettanto. Mario Rapisardi, già passato, da vivo, nell'olimpo offenbachiano della sua gloria catanese — il piccolo Guido Mazzoni, cantore del mazzo di chiavi e di altre sciocchezzuòle classiche o familiari — Giuseppe Chiarini apostolo della gloria carducciana e fautore di una poesia intima mal trapiantata dal paese dello sweet home — Giovanni Marradi elegante fabbricatore di bolle di sapone musicali — Olindo Guerrini che tra 1' erudizione burlesca e le vociate democratiche è stato il poeta ufficioso dei porci sentimentali — Giovanni Pascoli che non è riescito a far dimenticare la sua grazia di georgico tragico, malgrado che troppo presto sia diventato pascoliano — e in ultimo Gabriele D'Annunzio che è passato definitivamente dall'idealismo all'americanismo, hanno fatte, o almen cominciate, le raccolte complete delle loro opere poetiche
   0 prosastiche.
   Sotto ai nostri occhi due generazioni di poeti italiani stanno deponendo sè stesse nei sarcofagi della gloria. L' « edizione completa n implica la fine prossima — se non della vita almen dell' attività, il che, per un uomo che si rispetti, vale lo stesso. Tutta questa gente vuole sfuggire ai sinistri becchini della critica e si vuol distendere senza nessuno aiuto nella fossa distinta dell'edizione quasi postuma.
   Rispettiamo questo bisogno : forse è il primo segno dei progressi dell'igiene letteraria. Ma per noi questa sfilata di raccoglitori di sè stessi, che vanno mettendo insieme i loro cenci o i loro drappi preziosi per il viaggio dell'eternità e. che fanno, in certo modo, le valigie per il paese dei posteri significa qualche altra cosa — significa che in Italia un'epoca finisce e che un'altra ne deve cominciare. Noialtri che da poco siamo venuti ad abitare in quella che i nostri vecchi chiamavano la Repubblica delle Lettere dobbiamo riempire i tempi che stanno per venire. Abbiamo salutato
   1 morti e abbiamo visti i preparativi di congedo degli anziani e tutti quanti, o colla voce o collo sguardo, ci dicono : Ora tocca a voi !
   E noi che faremo ? Io vorrei sperare, per mio conto, che tutti