Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   schermaglie
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   che il metodo storico, pur essendo vantaggioso per tanti riguardi è « divenuto da un pezzo il comodo capro espiatorio della pigrizia intellettuale, della deficienza di senso estetico, dell'incapacità sintetica e filosofica che senza dubbio afflisse e in gran parte affligge tuttora l'Italia » (p. 135).
   Malgrado ciò il Parodi sostiene 1' utilità e i meriti del metodo storico e in questo son disposto a dargli ragione quanto posso. Riconosco infatti ch°è molto preferibile utilizzare i cervelli piccoli a fare delle monografie storiche che dar loro la tentazione di secernere dell'estetica e della filosofia. Riconosco pure che vi sono dei filologi migliori della massa e che hanno fatto qualcosa di più che riunire semplicemente degli appunti. Ma pure ammettendo tutto questo l'importante della nostra critica rimane ed è che il metodo storico è fatto per le piccole menti e tende a far diventare piccole anche le grandi anime. Per far comprendere questo noi abbiamo dovuto esagerare dalla nostra parte precisamente come altri, prima di noi, avevano esagerato nell'adorazione dello schedario e del documento inedito. Non toccava davvero a noi, dopo tanti panegiristi, tesser le lodi della filologia seria.
   Per quello che riguarda Dante il Parodi conviene con me che in un certo senso è « vero che l'Italia moderna non può comprendere Dante ; ma non già perchè lo spirito italiano sia per l'intima sua natura troppo lontano dallo spirito dantesco, bensì perchè in questo momento esso è sviato ed avviatp altrove, e perchè l'alta comprensione di cui parla il Papini è possibile soltanto in certi opportuni momenti storici » (139). E sia pure così, giacché sono oggi in vena di concessioni, ma con ciò il Parodi viene a dar ragione a me più di quello eh' io non possa darla a lui. Infatti io parlavo proprio dell' Italia di oggi, di quest'anno di grazia 1906, e non di una ipotetica Italia del duecento o del duemila. Oggi lo spirito italiano non può capire Dante : potrà capirlo fra duecento anni ? Chi lo sa ? Non certo però con i bullettini danteschi e con le edizioni critiche si potrà aiutare quella rinascita di sentimenti religiosi e morali che sarebbe necessaria per tornare a vivere la Commedia.
   Il Parodi spende un paio di pagine per dimostrare che Dante e proprio italiano e non tedesco. Egli non s'è accorto che per me codesti due nomi non indicano fatti storici o geografici ma dei veri concetti, in modo eh' io trovo dei tedeschi nati in Italia e dei francesi nati in Germania^e posso dire che Goethe era italiano e Heine trancese, Michelangiolo tedesco e Salvator Rosa inglese. Se noi