Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   leonardo
   Ma quello eh' io non posso ammettere e che mi repugna profondamente è la rivolta soddisfatta di molti di quei piccoli dannunziani e antidannunziani i quali o per stanchezza di servitù o per dispetto della lunga fortuna o per maligno piacere di vedere insultato chi era una rampogna continua alla loro inoperosità d'invidiosi sterili e venefici, si son messi a ridere e a gridare intorno al caduto, illudendosi a quel modo di cantare la loro elevazione. E più di tutti fanno schifo quei giovincelli che ieri eran disposti a leccare al D'Annunzio gli scarpini e qualche altra cosa e che oggi, con qualche smorfia di compassione, prendon pretesto dall' insuccesso per darsi delle arie indipendenti di predicatori ironisti.
   Quelli che mi conoscono o che hanno letto nella Coltura Italiana il mio capitolo sul d'Annunzianismo sanno eh' io non sono affatto un dannunziano e che ritengo l'influenza del poeta abruzzese dannosa all'anima italiana. Ma ciò non m'impedisce di pensare che, dopo tutto, il D'Annunzio rappresenta sempre davanti al mondo qualcosa di più di queste mute di botoli che non avendo neppur denti da mostrare si contentano di abbaiare contro il loro ex-padrone. Che cosa faranno tutti costoro senza d'Annunzio ? Essi hanno pur bisogno di un maestro dal quale togliere gli aggettivi e imitare il panciotto e non hanno il diritto di rallegrarsi per una sconfitta dal momento che non riescono neppure a farsi fischiare.
   G. F.
   I dantisti si giustificano.
   La Coltura Italiana seguita a produrre i suoi effetti. Neil' ultimo fascicolo del Bullettino della Società Dantesca italiana, rassegna critica degli studi danteschi diretta da E. G. Parodi, (Nuova Serie, Voi. XIII, fase. II, giugno 1906) c' è un lungo articolo dello stesso autore intitolato Moderno Antidantismo, (pp. 128-143) nel quale si parla di G. Trobridge, di Howard Candler, di G. L. Passerini, e specialmente, di Giovanni Papini e di Giuseppe Prez-zolini.
   E. G. Parodi è, oltre che un erudito anche un uomo intelligente, e perciò è costretto a riconoscere che rispetto « alle deficienze della coltura italiana noi potremmo in tesi generale e anche in molti particolari trovarci d'accordo coi due giovani autori » (pag. 134) salvo naturalmente tutte le nostre esagerazioni, calunnie, accuse ingiuste ecc. ecc. E non solo, ma il Parodi riconosce