Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   schermaglie
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   L'Accattone ' malgré lui „.
   Ancora una volta, quest'anno, per il premio Nobel l'Italia si presenta in veste di postulante alla porta dell'Accademia di Stoccolma perchè sia dato un premio a Carducci. II ministro di Svezia, i letterati svedesi, gli accademici lontani, i concorrenti stranieri sono assaliti da preghiere, da richieste, da istanze velate, da vaghe minaccie. Si cerca di creare in Italia uno stato dell'animo pubblico tale che se domani il premio non sarà dato a Carducci gli italiani si sentano offesi nella loro dignità nazionale.
   Questo spettacolo è indecente non solo perchè prova una volta di più che l'Italia ha sempre l'anima di mendicante, sia che chieda una provincia irredenta dalla commiseraziohe dell' Europa o qualche migliaio di marchi o di sterline per le vittime dei terremoti, ma perchè offende quello stesso uomo che vorrebbe onorare. Non molti anni fa Carducci, in uno dei suoi ultimi scatti di fierezza, mandò un telegramma che diceva : « Non accetto elemosine da nessuno, neppur dalla patria ». Oggi i suoi ammiratori vorrebbero ottenergli l'elemosina non solo dalla patria ma dagli stranieri.
   Ormai tutti sanno, a Bologna e fuori, che Carducci non è più che un povero essere abbattuto, che i famigliari, gli amici e i protettori si valgono di quella sua apparenza di vita per trarne vantaggio o nomea. Il premio non aggiungerebbe niente alla gloria del Poeta e per giunta non sarebbe goduto da lui ma dagli eredi. Perchè dunque offrire gratuitamente all'Europa questa disgustosa scena di mendicità nazionale e recidiva? Leggano piuttosto,codesti appaltatori di accattonaggio, le opere di Carducci e imparino dalla sua « anima sdegnosa » quanto sia più nobile il dare che ri chiedere.
   G. F.
   La gioia degli ex-servitori.
   Alcune settimane fa è stato fischiato a Roma l'ultimo dramma di Gabriele d'Annunzio : Più che l'Amore. Non conosco l'opera e non posso dire se avrei dato il mio voto per la condanna ma voglio ammettere, sia pur provvisoriamente, che i romani abbiano avuto ragione, disapprovando come hanno fatto e conoscendo le altre cose teatrali del poeta, non mi stupirei affatto che questa ipotesi fosse la vera.