uno zoologo pragmatista
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gativa all'esperimento inteso nel senso ordinario e in quello che l'A. dà a tale parola.
Se poi invece si volesse estendere con CI. Bernard, o con St. Ievons,il concetto stesso di esperimento facendolo coincidere con quello di un processo nel quale l'osservazione sia preceduta da elaborazioni deduttive, o da ipotesi anticipatrici, tra le quali i fatti sono chiamati a fungere da arbitri o da mezzi di eliminazione, si potrà certamente allora qualificare anche l'astronomia come una scienza sperimentale, ma si dovrà nello stesso tempo riconoscere il carattere sperimentale della maggior parte delle scienze cosi dette « comparate « dall'anatomia alla glottologia, in quanto anche in queste si presenta continuamente il caso di ricerche dirette e organizzate allo scopo di avere una riprova, o una verifica, di qualche teoria o ipotesi suggerita dalla comparazione tra fatti antecedentemente osservati. Ma questo non è certo il senso che l'A. intende attribuire alla parola sperimento quando oppone per esempio la meccanica dello sviluppo agli altri rami della biologia.
Neppure vedo come si possa giustificare il privilegio che l'A. sembra volere attribuire all'esperimento, inteso nel senso visto sopra, come mezzo per raggiungere quelle che egli chiama le « spiegazioni causali » o, per riconoscere le ragioni delle leggi e delle uniformità che i fatti presentano.
La distinzione stessa tra spiegazioni causali e spiegazioni non causali mi sembra sfornita di base. Vi sono forse spiegazioni che consistono in qualche cosa d'altro che nel riconoscere la dipendenza dei fatti o leggi che si tratta di spiegare, da altre più generali da cui derivino come conseguenze? Dicono forse qualche cosa di più quelle spiegazioni che pure si considerano d'ordinario come più « causali » di tutte le altre, voglio dira le spiegazioni che dà la meccanica V
La tendenza, che l'A. ha del resto in comune con tutta una scuola di filosofi e di teorici della conoscenza, ad attribuire alle spiegazioni meccaniche uno speciale carattere di « razionalità », come se esse sole riconnettessero i fatti alle loro « vèt-e^caiist, è stata giustamente caratterizzata come un aspetto della tendenza generale della mente umana ad accettare come primordiali e a riguardare come non bisognevoli di ulteriori spiegazioni, solo quei 'atti o quelle leggi che si riferiscono alle nostre esperienze più