LA NOSTALGIA FEROCE
.... E quella parte di me, che io pensavo, ormai, di aver distrutta, così mi parlò :
— Nulla si perde e nulla si distrugge. E la condanna fatale che sta su di noi, su di me, su tutte le esistenze. Noi non potremo mai non essere. Se domani qualche parte del mio corpo si distaccasse da me, io potrei seguirne le trasformazioni successive e la vita^ all'infinito. Quella parte di nte, non dispersa, non diminuita, indistruttibile, sopravviverebbe, continuerebbe la sua vita, sarebbe me nell'eternità.
Gli apostoli dell' energia, i filosofi della vita, gli amanti della azione e della diversità dicono che bisogna vivere. Suprema aspirazione è vivere nella maggiore intensità della vita. Il furore dionisiaco dei nietzschiani, o l'impassibilità e l'immobilità ascetica e musicale dei fakiri e dei mistici, giungono per vie diverse e con metodo diverso allo stesso scopo di trarre dallo spirito la massima espressione di vita. Ma nessuno può pensare, nè desiderare, nè dirigersi alla morte. La morte è considerata dalle religioni come passaggio ad un altra vita o come liberazione o come esaltazione o come annientamento di facoltà estranee alla nostra vita, che impedissero a noi di vivere tutta la vita intensa di cui è capace il nostro spirito. Ma la morte considerata come morte, cioè come distruzione perfetta ed assoluta, cioè come dispersione di energie, non esiste e