Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   leonardo
   III.
   Il nostro programma — essi dicono — manca di dedeterminatezza e di scopo cosciente, Voi fate delle raccomandazioni generiche, che poi si riducono in fondo a una sola : Esagerate ! voi volete fabbricare o montar delle macchine senza preoccuparvi se dovranno alzare dei pesi o tessere delle stoffe. Scrive, ad esempio, Don Romolo Murri: « Quali cose importanti bisogni fare, quali audaci affermazioni ed iniziative valga la pena di porre, a costo di esser chiamati pazzi, come tentar di risolvere questi problemi terribili non ci è detto. È utile sempre, evidentemente, combattere la superficialità, l'esteriorità, la consuetudinarietà dei giudizi morali e delle attività mentali : è utile, ma non è tutto » (Rivista di Cultura, 16 sett. :<5o6).
   Come dar torto a tutta questa brava gente? Evidentemente il mio programma non è preciso e particolareggiato come potrebbe esser quello di un'amministrazione comunale oppure come il cosiddetto programma minimo dei socialisti. Io non dico ai giovani che chiamo : fate questo e non fate quest'altro ; conquistate la Cina o mettetevi a studiare il problema dell' individuazione. Nei miei articoli, del resto, avevo già avvertito che non volevo consigliare degli atti particolari da compiere, ma delle qualità, delle virtù da prendere o da perdere. Il mio programma è impreciso unicamente perchè non vuol essere un programma come tutti gli altri. Esso tiene conto dell' individualità di quelli a cui si rivolge e tenta di persuaderli unicamente a cambiare sè stessi, cioè a cambiare i loro strumenti di azione. Quando saranno cambiati faranno certamente delle cose diverse da quelle che sono abituati a fare e questo desidero. Perchè debbo prevedere e ipotecare il futuro fino al punto di imporre ai miei compagni delle azioni o delle soluzioni determinate ? Io cerco soltanto di far ricordare agli uomini certe necessità, di far venir loro la voglia