la massoneria come fattore intellettuale 335
molta quando si sappia che l'attività delle Loggie e dei Capitoli si riassume in banchetti settimanali con fraterna ubriacatura. L'ignoranza della storia e della filosofia massonica è divenuta talmente crassa che non stupisce il trovare errori di simbolismo negli ornamenti del Tempio del Grande Oriente in palazzo Giustiniani, ed il mutamento delle idee dominanti nelle file dei fratelli cosi radicale, da spingere il Grande Oriente di Francia a dichiarare solennemente la non esistenza del G.\ A.-. D.\ U.„ prodezza che ha fatto insorgere contro questa potenza atea parecchie Grandi Loggie Americane.
Già da parecchio tempo la Massoneria sarebbe quindi solo una larva, una scatola vuota, se non esistessero per salvarne l'onore i così detti riti minori. Questi sorsero in gran numero a cominciare dal 1728 ed incarnarono più o meno perfettamente/lo spirito filosofico della Massoneria ; ma non furono che riti minori. Anche i più importanti di questi riti, gli eletti coheni, i martinisti, gli illuminati, il rito swedenborgiano, il rito egiziano, i fra-tres Ihcìs, i fratelli africani, il rito della Stretta Osservanza... che furono fondati od inspirati da Martinez de Pasqually, Saint-Martin, Wcishaupt, Willermorz, Swe-denborg, Cagliostro, Mesmer, Eliphas Levi, Schroeder... non poterono avere mai una grande diffusione proprio a causa della loro ortodossia e del loro supcriore livello intellettuale; restarono sempre dei riti minori, ed il solo rito sorto in quel tempo che abbia avuto lunga e prospera vita è stato il rito scozzese detto (a torto) antico, ora il più diffuso in Italia e di cui il Ragon ha messo in luce le losche origini. Di questi riti minori ne esistono ancora parecchi, specialmente all'estero, in America, in Germania, talvolta utilmente operosi, ma non sono tanto forti e diffusi da cambiare sensibilmente la fisonomia della Massoneria.
In tali condizioni quale può essere, in Italia spe-