le sorprese di hegel
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ogni momento, e creatrice anche del mondo, e creatrice persino della scienza, con l'attività hegeliana che non è che un' arbitraria Betonung della realtà assoluta, la quale dev' essere oltre che attività anche permanenza.
Il problema del nuovo, problema fondamentale d'ogni filosofia storica e anche dell'evoluzionismo, nella filosofia della Contingenza è risolto con il semplice rinvio alla coscienza individuale ; il filosofo che pensa, l'artista che crea, l'uomo pratico che agisce non ha che da constatare il fluire della sua mente, e le pagine splendide del Bergson o del James ne sono un esempio. Invece l'hegelianismo è costretto a un determinismo che non è determinismo, a una novità che non è novità, all' idea cioè della sintesi, che può essere sì, una nomenclatura, ma non è una spiegazione e nemmeno una constatazione. Ciò che constatiamo è il fatto del sorgere del nuovo, non il preteso ordinamento, la voluta sintesi di elementi preesistenti ; giacché un contingenti sta farebbe osservare che ciò che diciamo « preesistente » non è che una nostra creazione posteriore per spiegarci il fatto psichico o storico nuovo. Il divenire è vero che afferma la creazione, ma è costretto ad accentuare il legame, la determinazione, il seguirsi necessario degli stati che lo formano. Cioè, se vuol essere comprensibile, è costretto ad accentuare l'eguaglianza più che la dissomiglianza. Perciò è insufficiente a far rassegnare le dimissioni alla ragione per riconoscere in ogni istante la creazione e il sorgere del nuovo ; è incapace a vedere il miracolo eterno che i mistici esprimevano col
u Gott schafft fùr und far.
Tutte e due filosofie liberatrici ; ma la Contingenza libera gli individui, l'hegelismo appena liberato torna a coprirli con le sue nomenclature e con la sua direzione logica. Vi è l'opposizione fra una filosofìa individualista ed una collettivista.