Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   il senso di hegel
   273
   E giacché stiamo parlando di effetti del leggere non è male, anche in fatto di filosofi richiamare ciò che Gesù diceva degli alberi, che bisogna giudicare dai frutti. Se uomini che hanno letto tutto quanto Hegel e hanno speso gran parte della loro vita per*capirlo finiscono col produrre degli scritti pedanteschi, oscuri e meanin-gless come quelli degli hegeliani ho qualche ragione di sospettare che la lettura di Hegel non sia poi quell'elisir filosofico di cui ci parlano alcuni e ultimo il Croce e preferisco studiare la malattia negli altri piuttosto che espormi a prenderla io stesso.
   Il James ha paragonato la filosofia hegeliana a una trappola da sorci ma si potrebbe paragonarla, con maggior ragione, al leone malato di cui narrano i favolisti il quale, non potendo muoversi dalla sua tana per andare a caccia di animali aveva incaricato la volpe di condurre le altre bestie a fargli visita per poterle comodamente divorare senza muoversi. Anche l'asino fu graziosamente invitato, ma il saggio animale giunto che fu alla soglia della caverna leonina si ritrasse indietro velocemente, osservando che in terra si vedevan solo le impronte delle zampe ch'entravano ma nessuna di zampe che uscivano.
   Il libro del Croce, ci risparmia, almeno per il momento, di entrare nella trappola o nella tana, perchè dev'essere, come ho detto, comprensibile senza la preventiva lettura di Hegel ed è, nello stesso tempo, quasi un campione scelto dei prodotti della filiale napoletana della Ditta Hegel & O
   Vediamo dunque cosa c' è di comprensivo o di valido in ciò che il Croce trova ancor vivo nella filosofia di Hegel. Tempo fa, in un articolo della Crìtica intitolato Siamo noi hegeliani ?, il Croce invocava per il suo filosofo preferito almeno un sotterramento definitivo, un bel funerale di prima classe. Per conto mio son pronto a conficcare ancora qualche chiodo nella bara.