Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

Pagina (201/435)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (201/435)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   GLI AMANTI D* IDDIO
   183
   rola, cosicché, poniamo, avesse detto : « Ei guardò la mia solitudine », questa avrebbe sofferto turbamento, però che, così dicendo, ella sarebbe uscita di sè. E sia pur breve cotale uscita, sempre basta a turbare la solitudine. Onde dice il profeta : « audiam quid loquatur in me dominus Deus ». Quasi che dicesse : se Dio vuol parlarmi venga egli dentro, io non voglio uscire 1 E Boezio : o uomini, perchè cercate fuori di voi ciò che è in voi ? la felicità ?
   Anche sopra la compassione io pongo la solitudine. Non è invero la compassione che un uscir dell'uomo di sè medesimo e un turbarsi del suo cuore alle altrui miserie. Ma intatta e ferma in sè stessa rimane la solitudine e nulla la può turbare. In somma, se io considero tutte le virtù, nessuna ne trovo così scevra d'imperfezione e che a Dio tanto ci assomigli come la solitudine.
   Dice un Maestro : lo spirito che se ne stà solitario, così grande è la sua potenza ! Ciò che egli vede è vero e ciò che desidera ottiene e in ciò che comanda convien che sia ubbidito !
   Meister Eckehakt.
   (Traduzione dì p. Makrucchi).
   — Uno mercatante tornando d'inverno a casa, e ricogliendo dai rosai (i quali nella primavera avevano dimostro, mediante le infinite rose, una ottima ricolta) in cambio de' loro frutti, coccole disutili simili alla stoppa, si rammaricava e meravigliandosi che da tanta suavità di fiori nascessino frutti cosi aspri, dimando perchè ciò fosse occorso. Risposono i rosai: Noi abbiam consumate tutte le nostre ricchezze nella gloria dei fiori.
   — Non poteva un fanciullo, abbracciando i raggi del sole, pigliarli e si affaticava per rinchiudergli in fra le palme delle mani, ma l'ombra gli rispose: Non ti affaticar più,pazzerello, che le cose divine non si lasciano incarcerare dai mortali.
   L. B. Alberti