Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   ALLEATI E NEMICI
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   pathos ad anime novissime: « Neobuie essendo stanca, troppo stanca u di ridere o di piangere, nasconde alle ore rosee e grigie il suo u viso d'oro. Neobuie che avrebbe volentieri dormito, dorme infine u come essa desiderava ! » < Neobuie 1 è bene che voi abitiate le u terre profonde dove i poveri morti si sperdono, pallidi, miseri e « grigi, cogliendo con le loro mani di spettri, fiori d'asfodelo senza a profumo ? » ' Neobuie stanca fino alla morte dei fiori che io get-ii tavo sopra i suoi bei piedi simili a fiori, sospirava fiori non così n dolci, rose lunari pallide e turchine, gigli del mondo sotterrali neo. » Neobuie ! ah troppo stanca dei sogni e dei giorni pas-« sati! là dove i poveri morti si sperdono, pallidi miseri e grigi, « fuor della vita e dell'amore, dorme il sonno che essa desiderava ».
   Ernest Dowson nacque nel 1867 e morì a Catford il 23 febbraio 1900. Gli ultimi anni della sua breve vita furono steriliti dalla tisi fatta più terribile dalla miseria ; in questo va trovata principalmente la cagione dell'inferiorità della raccolta Decorations, pubblicata postuma, in confronto al volume Verses (1896) ed alla commediola in Un atto : The Pìerrot of the Minute (1897). Mentre l'affermazione della personalità del poeta in queste due opere è tanto decisa, nelle poesie postume la sua fantasia illanguidita, quasi criticamente cerca verso le proprie fonti ; vi si sente l'eco d' altri poeti : il Verlaine, la cui patria fu uno degli amori del Dowson, e lo Swinburne.
   Quando il morbo ebbe avvelenate le sorgenti della sua ispirazione, il vino divenne per lui, funestamente in un ordine troppo inferiore, quel necessario trasformatore della realtà che prima era stata la sua fantasia. Poiché la vera vita del Dowson ebbe sempre poco che fare con le miserie materiali onde fu riempita. Come un contemplativo orientale egli siede in ombrosi fantastici giardini pieni d* acque, d' alberi piegati sotto il peso dei fiori, e d' uccelli strani e muti ; dall' alba al tramonto, e dal tramonto all'alba ; dimentico delle circostanze e delle avversità, e vede sorgere intorno a sè e diventare realtà le figure dei propri sogni. Dalle sue contemplazioni tratto tratto lascia cadere una parola, un verso, e quelle che parevano le delusioni della sua vita si vedono trasformate in trionfi di poesia : il suo sogno è l'alchimia prodigiosa che 'a d'ogni lacrima una perla.
   In tutta la sua poesia è diffusa un'aria di quieta sicurezza da grande maestro : ogni verso fu certo meditato e distillato lungamente ma è diritto e preciso come una spada. La brevità della trattazione dei soggetti, la snellezza della strofa, e ancora più lo