Ilo
LEONARDO
per risultato inevitabile la fabbricazione di una forma fantastica e realmente esistente simile all' immagine mentale dell' evocatore 1
Ma questo adepto che pretende per mezzo di un rituale teurgico di evocare semplicemente Iddio, o più modestamente uno dei suoi Elohim, conosce così poco la natura del grande agente e le tradizionali facoltà degli spiriti della natura da attribuire direttamente allo Spirito di Dio (pag. 297) segnature od impronte in carte e libri chiusi dentro cassetti o custodie apposite solo perchè avvenuti senza la presenza di medii a effetti fisici o di medii in generale.
Un altro caratteristico errore del Sacchi sta nella compiacenza sua per certe condizioni di passività della coscienza, e nel valore teorico e pratico eh' egli accorda a certi pericolosissimi automatismi medianici. La condizione di passività medianica è precisamente il rovescio di quella condizipne attiva e volitiva di piena ed indipendente coscienza che è caratteristica essenziale dell'occultista pratico. L'estrazione delle tre lame nella divinazione per mezzo del tarocco che secondo il Sacchi deve essere fatta dalla coscienza subliminale dell'operatore con un atto puramente meccanico ed au • tomatico non è più un'operazione magica ; oppure appartiene tutto al più a quella che Giordano Bruno chiamava magia dei disperati.
Nè vale il dire come fa il Sacchi che l'operatore si mette volontariamente in tale stato di passività ; questa non è che una scusa, come ogni ubbriacone è capace di trovare per giustificare la sua passiva obbedienza alla ossessione alcoolica ; poiché il fatto di mettersi deliberatamente in simile funesta condizione passiva non la rende senza altro innocua, sicura e proficua.
Se il Sacchi si fosse ben penetrato dei consigli che il grande cabalista francese E. Levi dà- al recipiendario nel primo capitolo del Rituale dell'Alta Magia, non sarebbe mai caduto in questo erróre e non darebbe a sua volta ad un profano il pessimo consiglio di incamminarsi sulla via maestra della Scienza occulta principiando dal volgarissimo tavolino degli spiritisti (pag. 376). Che abisso dalle sedute martiniste di cui ci parla il Sacchi, dove dei S.\ I.'. credono di fare della magia cerimoniale cadendo invece in semplici sedute medianiche, alle evocazioni del Constant ed alle realizzazioni teurgiche del Martinez di Pasqually I
L'infezione che tutta pervade la vecchia società massonica si estende oramai anche a questo rito minore (il rito martinista); anch'esso degenera e si cristallizza ; già alcuni anni or sono un mar-