Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   T51
   Ma tornando ancora a Leonardo, anche ammettendo il draconiano logicismo del Croce, si può affermare che il da Vinci non l'osse filosofo? Si trovano, nei suoi scritti, delle traccie evidenti di preoccupazioni metafisiche del genere di quelle dei filosofi che il Croce predilige o dovrebbe prediligere. Non citerò che due pensieri di Leonardo per dimostrarlo : 1' importanza ch'egli dava alle matematiche come forma perfetta e suprema della conoscenza, (Solmi, Frammenti, p. 86), e la sua teoria, espressa in vari lunghi, sopra l'anima creatrice del corpo e lo spirito creatore e formatore del mondo. Ambedue questi pensieri trascendono, mi sembra, quell'empirismo puramente fenomenico in cui il Croce vuol cacciare per forza Leonardo.
   Del resto, per conto mio, non tengo per Leonardo alla qualità di filosofo. Se far filosofia significa, come appare da certi libri, non dir nulla, Leonardo mostrò, una volta di più, il suo genio non volendo sapere di un simil perditempo.
   G. F.
   La Germania allevatrice di geni.
   Concediamo pure che la Germania abbia avuto grandi scrittori ma concedete che da qualche tempo non ne produce più. 1 tedeschi, però, se non sono modesti sono ingegnosi. Non potendo fabbricare i geni colla stessa facilità colla quale fabbricano le macchine elettriche e i soldatini di piombo, hanno pensato d'importarli dall'estero e hanno cominciato a covare i pulcini dell'altre chioccie. Quando, in un paese vicino, c'è qualche genio infelice, qualche scrittore poco noto, qualche ingegno non abbastanza apprezzato i tedeschi lo traducono, lo esaltano, lo applaudono, lo adottano come figlio loro e tentano di imporlo anche alla madre originaria.
   Cominciarono col conte di Gobineau il quale, ignoto in Francia, trovò in Germania ammiratori editori e strombazzatori e perfino un certo numero di persone che fondarono una Vereinigung in suo nome. Continuarono con Houston Chaniberlain, un inglese che aveva scritto in francese, e che diventò celebre coi famosi Grun-d/age des XIX Jahrhunderts ; con Oscar Wilde del quale pubblicarono il De Profundis in tedesco prima che in inglese, di cui risuscitarono le commedie e tradussero tutte le opere, e ora stanno facendo lo stesso col bizzarro critico e commediografo inglese