Ilo
LEONARDO
bili, in un'esperienza insomma, atta a determinare effetti diversi. Ma chi non vede che le parti dell' esperienza sono trattate qui come altrettante esperienze (W. James lo dichiara esplicitamente), e che quindi d'esperienza in esperienza non si giungerebbe giammai a isolarne quelli elementi che dovrebbero spiegarne poi la formazione. Dire che l'esperienza è il risultato di esperienze intermedie è pura tautologia e non fa avanzare d'jjn passo la questione.
L'empirismo non ha mai fornito un' analisi esatta dell'esperienza ; prendendo le sensazioni per cose anche quando ne ha negato ostensibilmente la materialità, ha costruito la realtà con 1' assieme di queste cose variamente disposte e in atto di variare, quando mosse da forze contingenti sottoposte a una necessità primordiale (Democrito), e quando provvedute esse stesse d'una specie di spontaneità prodigiosa che le induce a incontrarsi e combinarsi senza fine.
Lucrezio, il più brillante discepolo di Epicuro, ha esposto per il primo diffusamente quest' ultima veduta, per lui pessimistica, sul cosmo, ma fortunatamente per noi, in versi stupendi.
Si capisce allora che la conoscenza è per di più e non inerisce alle cose ; essa non modifica minimamente la natura della realtà ; è qualcosa di laterale all' esperienza e come la sua ombra che noi possiamo considerare o trascurare a piacere. Essa può rappresentare, nella migliore ipotesi, un simbolo oscuro delle relazioni particolari che sono intercedute fra alcune parti dell' esperienza in un dato momento, se pure, come nella teoria di James, non la si possa escavioter addirittura con abile gioco, facendola rientrare nel gruppo d'esperienze da cui s'era fatta emergere in un assieme particolare, ma non sostanzialmente distinto da tutto il resto.
Tali sono le conclusioni negative offerte dall'analisi empirica della conoscenza.
Noi crediamo che 1' errore principale degli empiristi consista nel rappresentarsi 1' esperienza come uno