Ilo
LEONARDO
che più tardi la lettura del lavoro stampato non faceva che rassodare.
Questo distruttore, che ci era stato presentato come l'erede della tradizione kantiana, menava infatti più innanzi l'opera demolitrice della Critica, infrangendo le ultime idóla, al culto delle quali s'era votata più follemente che mai la conoscenza.
Ma si sono mosse troppe e ragionevoli accuse al patriarca di Cunisberga per non comprendere quanto sia malagevole l'opera della critica. Il pensiero è un piccone che non si muove senza contraddizioni apparenti o sostanziali. W. James, condannando definitivamente la conoscenza, non arrischiava di comminare allo stesso tempo il metodo di cui presumeva servirsi? Ci sembrò infine che si potevano muovere non poche osservazioni a questo criticismo empirista, sì da infermarlo nella sua essenza, o scemarne di gran lunga il valore gnoseologico. E sono queste osservazioni che ci permettiamo di rivolgere al celebrato autore dei Principi di Psicologia, e a quanti hanno con lui parentela d' opinioni e di indirizzo.
La « Concezione della Coscienza » di W. James vuol essere ed è anzitutto una teorica della conoscenza. Singolare fortuna la sua d'aver ottenuto magnanima ospitalità in un'adunanza composta nella massima parte di gente la quale fa volentieri a meno di simili problemi.
Nulla di più strano difatti che in un Congresso di Psicologia, e per giunta nella quasi totalità di Psicologia esperimentalc, scienza per la quale certezza dei fatti appare indiscutibile, trovassero buona accoglienza costruzioni gnoseologiche, analisi critiche dell'esperienza, applicata alla conoscenza della realtà. E noto che la Psicologia in generale, come scienza di fatti, disdegna di occuparsi del problema intimo della conoscenza, riguardandolo se mai dal punto di vista suo particolare, senza por mente ai circoli in cui di cotal fatta s* aggira imperturbabile.
La teoria della conoscenza, abbozzata in Sant' Ago-