Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   Ilo
   LEONARDO
   creatore, di consenso, per quanto concerne coloro cui s'indirizza, poiché altrimenti, non solo, come altra volta ebbi a dire, quasi nuova Alessandra che respinge Apollo, è condannata allo sterile vaticinio, ma anche, nuova Ofelia che ha gettato ogni suo fiore, s'annega nella follia.
   Oggi, snaturata e deturpata dagli eccessi demolitori a cui 1' ha spinta il feticismo per un metodo che, pur potendo soddisfare ad alcune sol tanto delle necessità dello spirito, di questo ha imprigionato invece ogni attività, senza temprarla, sembra, come donna perduta che sta di notte su 1' angolo d'una via spiando chi possa illudersi di fecondarla, che la filosofia, come in genere ogni altra disciplina dell'intelletto, passivamente attenda, nella servitù alla cieca tirannide delle formule esecutive, che le scienze si compiacciono ogni tanto di darle qualche cosa da fare, qualche verbo da svolgere con cautela, le quali la trattan poi con quella rignardosa superiorità onde giovinette leggere usano con venerabile peccatrice. E questo metodo eli' ella stessa ha creato, ora qual degenere rampollo, l'ha asservita a sè, privata d'ogni diritto e d'ogni libertà, costringendo quella che doveva esser la disciplina principe dello spirito umano, a porsi in gregge con le altre, ed in seconda linea, quasi se ne fosse ormai sfruttata ogni utilità. Là dove, ripeto, la filosofia ha per me sempre il compito precipuo di formulare quelle verità naturali e spontanee sotto le quali l'umanità si raccoglie, secondo gli schemi elementari della conformazione del pensiero, di tradurre i problemi e le approssimazioni ideali tra cui gli uomini instancabilmente, necessariamente ed invariabilmente s' aggirano, nel linguaggio più piano e conforme allo spirito delle epoche, di tener desto quel giuoco constante d' a-zioni e reazioni quasi meccaniche, per il quale la vita del pensiero ci si mostra storicamente foggiata come in un unico congegno, onde certi atteggiamsnti primitivi della coscienza filosofica ci sembrano le sole, perenni ed immutabili forme in cui si perpetua una necessaria ed eternamente insaziabile aspirazione alla verità.