per un'analisi pragmatistica ecc.
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1' astronomia, intesa questa, come l'intesero sempre i Greci, come la scienza diretta a spiegare e ridurre in ordine (ouY*oop,etv per usare la parola adoperata da Aristotele, quasi a scherno, contro i Pitagorici) le irregolarità e anomalie dei movimenti apparenti (spaiv^eva) degli astri sulla sfera celeste, facendole risultare come conseguenze di semplici ipotesi sui loro movimenti effettivi nello spazio.
È in queste prime applicazioni delle dottrine matematiche alle spiegazione e alla previsione dei fenomeni del mondo fisico che Platone trovava la prova e la conferma più convincente della potenza, che la mente umana è atta ad acquistare per mezzo della disciplina logica, « di riconoscere come connesse e affini le cose apparentemente più diverse e contrastanti », (Proclo) di rintracciare, cioè, nel caos dei fatti che si presentano all' osservazione e all'esperimento, le leggi invariabili a cui essi si conformano.
Della situazione in cui Platone riteneva si ritrovasse a tale riguardo il filosofo o lo scienziato egli ci da una rappresentazione simbolica nella celebre immagine della caverna, e dei prigionieri legati e obbligati, in essa, a guardare soltanto le ombre proiettate, su una parete, da oggetti che passano di dietro alle loro spalle.
Ed è a questa stessa situazione che si riferiscono le frasi nelle quali lo studio della geometria è qualificato come avente una forza « sollevatrice, depuratrice », e come atto a riaccendere quell' « occhio dell'anima » che Platone afferma essere più prezioso e più degno di essere curato e conservato « di quanto non siano migliaia di occhi corporali ». (Rep. VII, 527 E).
G. Vailati.