cosa intendiamo fare della religione
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pia con lui, la si trova subito nei suoi seguaci; se non scoppia con San Francesco, la si trova subito nei Fraticelli.
Il sacerdote perciò diffida dei santi suoi contemporanei ; e i morti li trasforma pei proprii bisogni. Egli teme più il santo, dell'ateo. Perchè in fine dei conti, l'ateo non è un concorrente, ma uno che si pone fuori di gara ; il vero e terribile concorrente è il santo. Tanto più che il santo, per quelle sue particolari arditezze, e pér la sua familiarità con Dio (non si potrebbero chiamare così molti santi, che con Dio discorrono d'ogni piccolo moto dell'animo : i familiari di Dio ?), il santo appunto corre rischio di diventare da un momento all'altro un eretico: cioè.un dichiarato concorrente.
Vediamo, per queste ragioni, clic il clero, e sopratutto l'alto clero, è nemico delle iniziative religliose individuali, e vede di mal occhio e cerca di sorvegliare il laico che si interessa a cose religiose, più in là dell'obbedienza, dell'osservanza eterna. L'ignoranza di cose religiose che si trova nei nostri laici anche praticanti, e che spesso è maggiore nei praticanti che negli spettatori interessati esteticamente, filosoficamente e psicologicamente alla chiesa cattolica, proviene in massima parte dalla diffidenza e dalla gelosia del clero che quale costa intellettuale vuole isolare la sua specialità di cultura. Sembra che tema che con la scienza teologica e con l'interesse ai problemi dell'anima debba sfuggirgli la privativa dei biglietti d'ingresso al Paradiso. La libera concorrenza lo spaventa per il suo trust, ed a questo proposito è veramente ridicola la paura mostrata per il Protestantesimo in Italia, come se in Italia quattro botteghini da lotto ben scialbati e un paio di discorsi nasali per settimana potessero prendere il posto che per gli italiani hanno l'organo, il coro, le processioni, l'incenso, le
vetriate a colori, le vergini e tutta la mitologia cattolica.
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Ma non siete dunque nemmeno protestanti I
Lettore poco intelligente, • no, non siamo nemmeno