,190 la sapienza del popolo
che abbiamo e di cyi dobbiamo svezzarci, se vogliamo entrare a f^r parte delle nazioni civili e bene eduQate.
10 non vo' mica far dell' Italia un convento di mona-celje, tsgato meno pra che i conventi sono aboliti • io so bene che a tutti salta di quando in quando la mosca al naso e che 1' uomo fuori dei gangheri è poco disposto a recitare il rosario.'Ma altro è recere la bile con qualche schianto di lingua, altro non sapere aprir bocca senza attaccarla con Dio, coi santi, con tutti e con tutto. Irascimini et nolite peccavi, dirò anch'ip col salmista, anche a rischio di passare» per un graffiasanti. Ma lasciamo star l'empietà, il sacrilegio, la profanazione e che so io, o che vi pare una bella creanza questa di mettere ogni poco Dio p jl diavolo allo stesso cavicchio, di augurare la morte a se e ad altrui, di scongiurar le saette a ciel sereno, di anatematizzare 1% propria anima e tutte le membra del proprio corpo, e di estendere questi pii desideri alle unirne $ i corpi della propria moglie, figliuoli, congiunti, amici e conoscenti? L'imprecatore, come
11 vecchione della favola che invocava la morte, farebbe dqsplatis§imp di (esser preso in parola e mentre sparge con la suq, linguaccia la distruzione in ogni .dove, ripaarrebbesi piccin piccino se vedesse effettivamente cascare ij. n^so, gli .ppchi, la testa a §è Stesso e ad altrui fecondo i suoi auguri.
Certo inglese convitò un giorno a pranzo una brigata di bestemmiatori, facendo raccogliere da stenografi appostati i loro discorsi. Finito il pranzo, fece lor leggere quel che .avevano detto, di che non è a djre cojpp rimanessero meravigliati p vergognosi. M'immagino che non diversamente abbiano a rimanere certi deputati rileggendo stenografate le loro vuote ciancie che avevano segretamente in concetto d'una gran bella cos% ; ma c$ 11911 toglie eh' essi non continuino a cianciare allegramente con grave