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la. sapienza del popolo
del bisogno e della miseria che sta alle calcagna dei dissipatori. Se sopraggiungòno dure vicende che metton sossopra uomini e cose, ogni paese è patria all'uom danaroso ; i suoi sacchetti d'oro sono i suoi dei penati e le sue lettere di cambio eccellenti commendatizie. Meglio assai di quel baione di filosofo greco scalzo ed ignudo ei può sclamare con verità; omnia bona mea mecum porto. »
Venendo al serio, il miglior argomento che può addurre 1' avarizia in propria discolpa si è eh' essa provvede a quelle necessità che in caso diverso ci renderebbero miserabili ; ma finché non va più oltre, l'amor del danaro non merita il nome di avarizia, ed allora soltanto è riprovevole quando c' inganna col farci credere le nostre necessità maggiori di quel che sieno in effetto, rendendoci con ciò sciocchi e schiavi. L'avarizia è ridicola in ciò, che dopo aver persuaso gli uomini che sono necessari grandi ricchezze non permette loro farne il benché menomo uso; e dacché nulla può dirsi necessario tranne ciò di cui ci bisogna fór uso ne consegue che tutto che si tesoreggia non può dirsi si tesoreggi per necessità» Il miglior rimedici contro l'avarizia é il porla costantemente in canzonella, ed io chieggo qui scusa agli avari se- rido della loro follia come dovrei ridere di quella di un pastore che si lagnasse e piangesse perché il suo padrone non gli dà a pascolare un maggior numero di pecore. Né posso credere men ridicolo Colui che, avendo accumulate grandi ricchezze ha paura di godersele, di un altro che essendosi fabbricata una bella casa, se ne sta esposto alla pioggia ed alle intemperie per tema di sporcare e profanarne il bel pavimento rilucente. Coloro che tengono d'esser costretti a vivere alla pari degli altri dello .stosso grado, non riflettono che ciascuno è costretto a vivere soltanto secondo l'avere che ha