Chi ha terra, ha guerra.
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ovverosia spostati, tutti questi uccelli fuori del loro nido, tuttd queste rane che vogliono gonfiando ap-pareggiarsi al bue, finiscono , novantanove per cento, per fare una bella crepata, mentre se si fossero rimasti paghi della loro onesta e laboriosa agiatezza, se avessero tagliato il mantello secondo il panno che avevano, avrebbero sbarcato felicemente il lunario in casa loro e non avrebbero accresciuto il numero dei tanti fuchi e parassiti della società che non hanno nè casa nè tetto.
La stessa sentenza dovrebbe essere studiata assai anche dagli uomini di Stato, ma non è per loro che scriviamo, nè essi si degneranno mai di leggere un libro popolare.
chi ha teeba, ha guebba.
Pur troppo! e non solamente dai vicini, dagli insetti, dalle crittograme, dalle grandini, dalle siccità e giù di lì, ma anche dai signori governi de' tempi nostri i quali, per sopperire alle loro matte spese, strizzano, co'loro più matti balzelli, tutto il sugo dalla terra. Eppure, se havvi una verità non meno semplice che evidente quella si è che la terra, vale a dire l'agricoltura, è la fonte di tutte ricchezze ; eh' essa somministra all' intiera popolazione le sue sussistenze, all' industria e al commercio le sue materie prime ; eh' essa abbisogna per prosperare di capitali che l'aiutino e non d'imposte sbardellate che la smidollino; che tutto ciò che abilita gli agricoltori ad accrescere questi capitali arricchisce lo Stato, mentre tutto ciò che li diminuisce, come a mo' d'esempio le,soverchie gravezze, adduce, per lo contrario, la diminuzione della ricchezza e della popolazione. <
Che cosa dice l'economia politica la quale ha oggidì il mestolo in mano ?