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La sapienza del popolo spiegata al popolo
I proverbi di tutte le nazioni
Gustavo Strafforello
Editori della Biblioteca Utile Milano, 1868, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   la. sapienza del popolo
   Se a questi savi proverbi avessero posto mente tante e tante famiglie, le non si troverebbero ora al verde e non istarebbero a stecchetto e, Dio non voglia, a pan mendicato. Ma sì! la frega minchiona di voler comparire più di quello che si è realmente, del darla a bere, del parere disforme all'essere, ci fa dar dentro allegramente a quel po' di roba che ci hanno lasciato, stentando e sparagnando, i nostri poveri vecchi e al poi ci pensi cui tocca. E l'andazzo del secolo frollo e scimunito che si pasce d'aria e corre dietro alle apparenze. E il vizio dell'educazione che tira su ed alleva i figliuoli e le figliuole per una condizione sociale diversa da quella in cui sono nati e in cui dovrebbero rimanersi. Date un' occhiata intorno intorno: nessuno è contento del proprio stato; tutti vogliono spingersi in alto come le zucche; tutti pare arrossiscano del babbo e della mamma che li hanno fatti e non vedono l'ora di salire come il baco in su la frasca per far dimenticare alla gente, entro il lor bozzolo dorato, ch'erano vermi. Il villano ruba alla sacra gleba, che lo avrebbe largamente e sanamente nudrito, il figliuolo di belle speranze per farne un ammazzasette d'università, un coso verdemezzo fra il contado e la città, fra la zappa e la laurea, ne avvocato nè agricoltore, che lo spianterà nelle barbe. Il mercante strappa al banco, onestamente lucroso, de'padri suoi l'unico suo per ficcarlo a marcire nelle bolgie dei ministeri e crede aver succhiellato una bella carta quando gli vegga , Dio sa in capo a quanti anni, un osso in bocca da rosicchiare e una foglia di porro all'occhiello. La crestaia in voga toglie all' ago la figliuola per farle imparare la musica, la danza, le lingue, la pittura e che so io e se ne va in broda di succiole vedendola spocchiare come una dama. Tutti questi esseri déciassés, come dicono bellamente i francesi,