la lingua.
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avete perduto gli amici, se avete rilevato qualche schiaffo, se vi fu appioppata qualche legnata fra capo e collo, ecc., dovete saperne grado unicamente allo sfringuellare inconsiderato o maligno della vostra lingua.
Noi italiani, volere o non volére, siamo tutti un po' come le donne, che non hanno altr'arma che la lingua, e non c'è pericolo che la lascino arrugginire. La ciarla è il nostro debole, il nostro tic, il nostro peccato nazionale, di cui dobbiamo svezzarci se vogliamo divenire davvero una nazione seria, gagliarda, virile. I fatti sono maschi, e le parole femmine; egli è appunto perchè abbondano le parole che mancano i fatti in Italia. Noi adoperiam troppo la lingua e troppo poco la testa; di che ci troviamo ora alla porta co' sassi e ridotti in sulle cigne. Le grandi, le maschie, le prospere nazioni, gli inglesi, gli americani, i tedeschi, gli olandesi sono generalmente taciturni e di poche parole. Osservate i prussiani : senza tante chiacchiere e tanti amminnicoli eglino strinsero, in un mese, fra l'uscio e il muro quell'Austria che noi ci abbiamo mangiata viva le cento volte nei canti, nei sagrati, nelle chiacchierate, nei fremiti, ma che non se n'andò di casa nostra senza farci sudare acqua e sangue. Ed ora che, coli'aiuto di Dio e della Francia, checché si dica, ce la siam tolta di dosso, continueremo ad anfanare a secco, a bisticciarci, a sfilinguellare, a tornear colla lingua, invece di pensar seriamente a casi nostri, che sono brutti, ma brutti davvero ? ...
Qui m'avveggo d'essere salito sulla frasca e d'aver messo innavvertentemente il piede nel campo lubrico della politica; ma cosa volete? io non son mica un muto, sono un italiano. Come c'entrano qui i muti ? direte voi : state a sentire ed ho finito.