TEOLOGIA DEI PROVERBI.
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Bellissimo e di applicazione sempiterna è il proverbio antico: Molti incontrano gli Dei, ma pochi li salutano. Quanto spesso, in fatto, gli Dei (conservando il linguaggio pagano ond'è coniato il proverbio) incontrano gli uomini in forma di un dolore che potrebbe essere purificante, di una gioia che potrebbe svegliare i loro cuori alla gratitudine, in una malattia od in una guarigione, in una disgrazia od in un successo ; e non pertanto quanto pochi sono coloro che li salutano; quanti pochi riconoscono l'augusta loro presenza in questa gioia od in questo dolore, in questa benedizione accresciuta od in questa benedizione scemata! E dacché questo antico proverbio si riferisce al non vedere gli uomini le presenze divine in ogni cosa, osserverò di passata che v'ha un altro e magnifico proverbio francese il quale esprime la stessa verità, con questa differenza, che in luogo del non vedere, trattasi qui del non udire le voci divine attutite dal frastuono assordante del mondo : Le bruit est si fort qu'on n'entend pas Dieu tonner (il rumore è si forte che non si sente Iddio che tuona).
Ad un altro proverbio: Uno non fa numero, chi lo trovò primo credo non attribuisse altro significato che quello che gli dà Erasmo, vale a dire che nulla di veramente importante può essere effettuato da un uomo solo privo dell' aiuto altrui : Sensus est nihil egregium praestari posse ab uno homine, omni auxilio destituto. Ma le parole, a senso mio, ascondono un significato ben più profondo, fondato su quella grande verità cui davano, e meritamente, tanta importanza i pensatori sovrani dell'antichità, vale a dire, che nell'idea lo stato precede l'individuo, non essendo l'uomo accidentalmente gregario, ma essenzialmente sociale. L'uomo solo, isolato da'suoi simili, non è uomo, perchè tale diventa soltanto nello stato di