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La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole
Volume I - La Fede
Can. Giulio Bonatto
Casa Editrice Marietti, 1932, pagine 160

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 144 -
   ferno, ohe tormenterà l'anima e il corpo; ed essa è la più acerba fra le pene, a detta dei santi. Saranno sempre i dannati come sul punto di morte, senza mai morire; perciò si chiama morte eterna, perchè nell'inferno saranno come il moribondo nell'acerbità delle pene: « Quasi pecore furono messi nell'inferno; saranno pascolo della morte» (Sai. xlviii, 14).
   DaUa disperazione della salvezza; perchè se fosse loro data la speranza della liberazione dalle pene, verrebbe a mitigarsi il loro dolore; mentre togliendosi loro ogni speranza, diviene gravissima la loro pena. « Il loro verme non morrà, e il loro fuoco non si spegnerà » (Is. lxvi, 24).
   Vediamo così la differenza che si ha nell'operare il bene o il male; le opere buone conducono alla vita, mentre le cattive portano alla morte. Per tale ragione dovrebbero gli uomini ricordare frequentemente queste verità, per eccitarsi al bene e ritrarsi dal male. Anche in fondo al Simbolo e a tutte le altre simili formule si pone la vita eterna, affinchè si fissi sempre più nella memoria.
   28.
   La preghiera per i morti.
   S. Agostino (354-430) Confessiones (scritte v. il 400) 9, 13. (S. Aurelio Agostino: Le Confessioni, trad. O. Tescari - S. E. I. - Torino.)
   Per mio conto, ora che nel cuore s'è rimarginata ormai quella ferita, dovuta a un affetto carnale forse non immeritevole di biasimo, verso, o Dio nostro, davanti a Te, per quella tua ancella, lagrime di ben altro genere, che sgorgano dall'anima turbata, al pensiero del pericolo che corre ogni figlio di Adamo, quando muore. Per quanto quell'anima, vivificata in Cristo, per il tempo che fu congiunta alla carne, sia vissuta in modo da esaltare il tuo nome nella sua fede e ne' suoi costumi, tuttavia non oserei affermare che, dal giorno in cui fu da Te rigenerata per mezzo del battesimo, non sia uscita daUa sua bocca nessuna parola contraria al tuo precetto. È stato detto dalla Verità, cioè dal Figliuol tuo : « chi avrà detto al fratello suo — stolto — sarà condannato al fuoco della geenna » (Matt. v, 22). Anche se abbia condotto una vita degna di lode, guai all'uomo se Tu la esamini mettendo da parte la tua misericordia. Ma poiché non inquisisci nelle colpe con rigore, speriamo fiduciosi di trovare in qualche modo grazia presso di Te. D'altra parte, chi Ti enumera veraci suoi meriti, che altro Ti enumera se non doni fattigli da Te? Oh, se gli