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i combattimenti, le penose fatiche, all'altra destina corone e ricompense. Qui gli eventi della navigazione; là il riposo che si gusta nel porto. Qui sol viviamo un giorno; là non più vecchiezza, ma gioventù immortale. Perchè è troppo comune preferire gli oggetti sensibili agli spirituali, Dio volle che i primi fossero caduchi e transitori, per distaccarcene, e condurci, quando ne saremo spogliati, all'amore dei beni futuri. Ma questi, affatto spirituali, essendo molto lontani per la nostra vista, e potendo essere solamente compresi dalla fede e dalla speranza, mirate nella condotta di Dio verso gli uomini quale ammirabile economia! Disceso sulla terra per rivestirvisi della nostra natura, Egli viene a scoprire ai nostri sguardi le cose che appartengono solo all'avvenire, e, col rendercele presenti, avvalora le nostre speranze. Infatti, qual era mai il suo disegno? Educarci ad una vita angelica, trasportare il cielo sulla terra, innalzar gli uomini, coll'adempimento dei suoi comandi, alla dignità degli Spiriti celesti; far loro meritare le immortali ricompense coi combattimenti, e perciò infiammare le nostre anime, dirigere il loro volo verso il cielo, armarle contro tutta la potenza dei demoni, insegnare agli uomini di carne a non far alcun conto della loro carne, ad esseri striscianti sotto il peso di un corpo che li opprime, a gareggiar colle virtù del cielo.
27.
La morte eterna.
S. Tommaso d'Aquino (1225-1274) in Symb.
(P. A. Puccetti: S. Tommaso d'Aquino, Pagine cristiane - S. E. I. - Torino.)
I malvagi condannati alla morte eterna non avranno un dolore ed una pena minore del gaudio e della gloria che avranno i beati. La loro pena è acuita dalle seguenti cause:
Dalla separazione da Dio e da tutti i buoni; questa è la pena del danno, che corrisponde al loro deviamento (da Dio). « Cacciate il servo inutile nelle tenebre esteriori » (Matt. xxv, 30). In questa vita i malvagi hanno le tenebre interiori, cioè del peccato; ma allora avranno anche quelle esteriori.
Dal rimorso della coscienza. « Ti riprenderò, e porrò te contro alla tua faccia » (Sai. xlix, 21). « Gemendo per l'angoscia dello spirito » (Sap. v, 3). E tuttavia quest'afflizione e gemito saranno inutili, perchè dati non dall'odio del male, ma dal timore e dalla enormità della pena.
Dall'immensità della pena sensibile, cioè del fuoco dell'in