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La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole
Volume I - La Fede
Can. Giulio Bonatto
Casa Editrice Marietti, 1932, pagine 160

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 139 —
   Messici dunque dinanzi agli occhi il premio e la pena, egli co-mincierà a chiederci conto della vita nostra.
   Allora, non più misericordioso ma giusto (perchè la misericordia sarà cambiata in giustizia), il Signore si volgerà contro quelli che dispregiarono la sua misercordia e, accusandoli, dirà a ciascuno : « 0 uomo, son io che ti formai con le mie mani dal fango della terra; io, che, dopo essermi degnato di donarti l'immagine e la somiglianza nostra divina, ti posi tra le delizie del paradiso terrestre, dove tu, non facendo conto dei miei precetti salutari, dai quali potevi aver la vita, credesti, invece, più all'ingannatore che al tuo Dio. E quando, pel tuo fallo, venisti scacciato dal paradiso e intrigasti te stesso nei lacci della morte, fui io che discesi nel seno della Vergine, e, serbando intatta la sua verginità, nacqui al mondo, e, ricoperto di poverissimi panni, fui adagiato nella mangiatoia; io, che sopportai i disagi della tenera età per farmi simile a te e renderti simile a me ; io, che soffrii gli schiaffi di chi mi scherniva e gli sputi e le offese. Per te fui amareggiato col fiele; per te fui battuto; per te flagellato e coronato di spine e inchiodato sulla croce e ferito di lancia ; e, per liberarti dalla morte, restai morto sul duro legno. Guarda qui le cicatrici dei chiodi che mi tennero sospeso; guarda la ferita della lancia... Io presi i tuoi dolori per darti la mia gloria; accettai la tua morte per darti la mia vita ; discesi giù nel sepolcro perchè tu salissi un giorno al regno dei cieli. Perchè dunque, tu, hai follemente disperso i tesori di grazie che ti avevo accumulato, soffrendo? Perchè hai ricusato, o ingratissimo, il prezzo della tua redenzione? Non ti chiedo conto della mia vita, ma della tua, per la quale morii. Perchè, con le ferite dei peccati, sei tornato a uccidermi a ogni momento? Disgraziato che sei, perchè mai coi tuoi peccati hai riempito di sozzure ed hai contaminato il vasello del tuo corpo, che io avevo riservato per me? Perchè colla croce penosa delle tue scelleraggini mi hai fatto soffrire più di quando fui inchiodato sull'altra croce per te? Ah, sì, sì; troppo maggiore è lo strazio sofferto sulla croce dei tuoi peccati, nella quale mi hai condannato a patire contro la mia volontà, di quello che provai sull'altra croce, quando, mosso da compassione per te, vi salii volontariamente per distruggere la tua morte. Eppure per niente, io, ero obbligato a patire! e nondimeno scelsi il più acerbo martirio : era pel bene tuo ! e tu, ingrato, nell'uomo hai disprezzato Iddio, nell'infermità la salute, nella via il ritorno, nel giudice il perdonatore, nella croce la vita, nei tormenti la medicina... E nemmeno dopo tante colpe hai voluto sapere di far penitenza. Dimmi ora: come è possibile che tu possa esser liberato dalla sentenza minacciata già nella S. Scrittura? « Quale sarà mai lo stridore dei denti del popolo impenitente? ».