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persona, perchè uno indica il supposito eterno del Figlio di Dio, l'altro il supposito creato.
Siccome poi tutte le attribuzioni di una natura si possono applicare a ciascun individuo esistente in quella natura, ed essendo identico in Cristo il supposito della natura umana e quello della divina, è chiaro che tutte le attribuzioni della natura umana e della divina si possono applicare indifferentemente a questo supposito di ambedue le nature, tanto se il nome adoperato indichi la natura o persona divina, quanto l'umana; come se diciamo che il Figlio di Dio è eterno e che è nato dalla Vergine.
Parimente possiamo affermare che quest'uomo (Cristo) è Dio, creò le steUe, ed è nato, è morto e fu sepolto. Quello poi che si attribuisce a qualche supposito, gli si attribuisce per ragione di qualche entità (forma o materia), come Socrate è bianco per ragione della sua bianchezza, ed è ragionevole per parte dell'anima. Ora si è detto sopra che in Cristo vi sono due nature ed una sola persona. Quindi se ci riferiamo alla persona, possono darsi a lui indifferentemente le attribuzioni umane e le divine. Bisogna però riguardare sempre la ragione o l'aspetto per cui gli si danno; perchè le divine gli si danno per ragione della natura divina, mentre le umane per ragione della natura umana.
16.
L'unità di Persona. — La Vergine « Madre di Dio ».
S. Ireneo, Vescovo di Lione (140-202), Commonitorium, 1, 12, 22.
(Traduz. Bellino, op. cit. - Voi. II.)
Dalla unità di persona in Gesù Cristo, viene quell'alternativa, fra l'uomo e Dio, per la quale si attribuisce all'uno ciò che è proprio dell'altro. Così abbiamo dalle divine Scritture che il Figliuolo dell'uomo discese dal cielo e che il Signore deUa maestà fu crocifìsso in terra. Così per esser la carne del Signore una carne fatta, una carne creata, si dice anche fatto lo stesso Verbo di Dio, perfezionata la stessa Sapienza di Dio, creata la stessa scienza di Dio. Così si hanno per traforate tuttora le sue mani, traforati i suoi piedi. Da quella unità di persona ne è anche derivato, con eguale profondità di mistero, che per legge di fede deve credersi, nè può negarsi senza eccesso d'empietà, che nel nascere dalla Madre Vergine la carne del Verbo, è nato da lei lo stesso Dio Verbo. Dopo ciò, non vi
9 — Bonatto, La Religione. - I.