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La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole
Volume I - La Fede
Can. Giulio Bonatto
Casa Editrice Marietti, 1932, pagine 160

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 127 -
   la sua presenza, e pel quale aveva operato tante opere straordinarie, non era sfuggito al contagio dell'idolatria. In tutto il rimanente dell'universo, invece del Dio vivente, pietre, montagne, alberi, fontane ricevevano gli onori dell'adorazione. L'uomo, abbandonato all'istinto delle sue brutali passioni, si era degradato al di sotto dell'animale, colle più. mostruose sregolatezze.
   Oli effetti dell'Incarnazione.
   Grazie all'Incarnazione del Verbo, noi fummo adottati nella famiglia dello stesso Dio, abbiamo il diritto di chiamare nostro Padre Dio che regna nel cielo; siamo associati ai cori delle potestà spirituali; noi partecipiamo ai loro sacri cantici. I tempii dell'idolatria sono abbattuti, i suoi altari distrutti; la pietra, il legno, gli alberi, le fontane non sono più divinità. I raggi del sole di giustizia aprirono gli occhi nostri, e ci illuminarono sulla natura delle cose. Le più barbare contrade cambiarono faccia, e costumi più docili vennero surrogati alle più feroci istituzioni. Nazioni, presso le quali la natura era conosciuta solo per esser oltraggiata, impararono a gustare e a praticare le più sublimi virtù. Le città non erano un tempo se non teatri d'empietà; al presente, le più selvagge solitudini ci offrono degli angeli sotto forme umane: son tali i benefìzi che segnalarono la rivoluzione fatta nell'universo all'avvento di Gesù Cristo.
   14.
   Gesù Redentore.
   S. Agostino (354-430), De Vera Religione, 15.
   (S. Agostino: Della vera Religione - a cura di S. Colombo - S. E. I. Torino.)
   I popoli follemente andavano in traccia di ricchezze ministre di lussuria: volle essere povero. Con brama forsennata si aspirava a onori e dominio: non volle essere fatto re. Stimavano gran bene procrearsi figli carnali: fuggì coniugio e prole. Pieni d'orgoglio detestavano lo spregio: sopportò contumelie di ogni sorta. Stimavano intollerabile l'ingiustizia: niuna fu maggiore che essere lui, il Giusto, condannato innocente. Maledivano i dolori corporali : fu flagellato e straziato. Temevano la morte: vi fu dannato. Credevano essere la croce il più infame genere di morte: fu crocifìsso.
   Spregiò, privandosene, tutto quello che nella vita era oggetto