— 125 —
12.
Il peccato originale.
S. Agostino (354-430) De peccat. merit. et remiss. 2, 21.
(Trad. Bellino. - Gesù Cristo, Voi. II. - U. T. E. Torinese.)
I nostri primi padri, Adamo che era solo uomo al mondo, ed Eva che fu tratta da lui, non osservarono il precetto che Dio aveva dato loro; e la loro disubbidienza fu punita giustamente come meritava. Dio avea fatto loro questa minaccia, che il giorno in cui mangiassero il frutto proibito, morrebbero di morte (Gen. 2, 16). Essi potevano dunque mangiare di tutti i frutti degli alberi del paradiso, e anche dell'albero di vita che Dio vi aveva piantato; la proibizione interdiceva loro solamente l'albero della scienza del bene e del male, così chiamato per significare le conseguenze della esperienza, felici se ubbidissero, infelici se disubbidissero. È certo che prima della tentazione perfida del demonio i nostri primi padri hanno rispettata la proibizione, pure usando del permesso che loro era stato dato per mangiare tutti gli altri frutti, e sopratutto i frutti dell'albero della vita...
Prima della loro disubbidienza i nostri progenitori piacevano a Dio, e Dio piaceva loro; e, pur vivendo in un corpo animale, non sentivano in esso nessun movimento di ribellione contro di loro. La Giustizia aveva tutto regolato in una maniera perfetta; l'anima aveva ricevuto dal Signore un corpo che le era sottomesso; e come lei ubbidiva al Signore, cosi il corpo ubbidiva a lei... L'anima ragionevole era allora signora del corpo; essa non aveva ancora meritato, in punizione della sua disubbidienza, di sentire le rivolte della carne, che le era sottomessa... Questa ribellione è una conseguenza della debolezza in cui ci ha fatto cadere il peccato, ed è questo il peccato che risiede nelle nostre membra (Eom. 7, 17), e che è esso stesso la pena del peccato. Quando la trasgressione fu consumata e l'anima con la sua disubbidienza ebbe disprezzata la legge del sovrano Signore, il corpo, che è il servo dell'anima, non ebbe più altra legge che la disubbidienza verso la sua signora.....
Questa legge di peccato produce una carne di peccato, la quale non può essere espiata che pel sacramento di Colui che è venuto sulla terra prendendo la rassomiglianza della carne del peccato, per distruggere il corpo del peccato, che si chiama