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tutte le cose che stanno intorno alle porte della mia carne:
— parlatemi del mio Dio. Giacché non siete voi Esso, ditemi di Lui qualche cosa. — E quelle ad esclamare a voce alta:
— noi siamo sue creature (1). — Il mio interrogare consistette nel fissare in esse la mia attenzione, e la loro risposta nel mostrarmi la loro parvenza. Allora mi sono rivolto a me stesso e mi sono domandato: — e tu chi sei? — Un uomo, — mi sono risposto. Or ecco a mia disposizione un corpo e un'anima, il primo esteriore, la seconda interiore. Con quale di questi due esseri avrei io dovuto cercare il mio Dio, che già avevo cercato per mezzo del corpo dalla terra al cielo, dovunque avevo potuto inviare, come messaggeri, gli sguardi dei miei occhi? Meglio con quello interiore. Chò è all'anima, come a reggitrice e a giudice, che tutti i messaggeri corporei portavano indietro le risposte del cielo e della terra e di ciò ch'è in essi, con cui dicevano : — non siamo noi Dio, siamo sue creature. — L'uomo interiore questo ha conosciuto per opera di quello esteriore. Io, l'uomo interiore, questo ho conosciuto, io, io, anima, per mezzo del senso del corpo. Ho interrogato la mole dell'Universo intorno a Dio, e m'ha risposto: — non son io Dio, sono sua creatura. —
Or codesta visione non si mostra essa a tutti coloro che hanno il senso integro? E perchè non dice le stesse cose a tutti? Animali piccoli e grandi la percepiscono con lo sguardo, ma non sono in grado d'interrogarla, chè il dato del senso non è in essi sottomesso al giudizio della ragione. Gli uomini, invece, sì, la possono interrogare, affinchè le cose invisibili di Dio vedano, comprendendole per mezzo delle cose create (2). Ma l'amore li fa schiavi delle cose create, e chi non è libero non è in grado di pronunziare un giudizio. Nè codeste cose rispondono a chi le interroga, se nello stesso tempo non le giudichi. Nè, se uno le veda soltanto, altri invece le interroghi, mutano per questo linguaggio, cioè la loro parvenza, in modo da apparire a quello in un modo, e a questo in un altro; ma, apparendo alla stessa maniera a entrambi, son mute col primo, parlano al secondo. Anzi no, parlano a tutti, ma quelli solo intendono, che la lor voce, cogliendola esteriormente, confrontano interiormente con la verità. Poiché la verità dice a me: — non il cielo, nè la terra, nè qualsiasi corpo è il Dio tuo. Senti quello che ti dice la natura di queste cose. Non vedi? Si tratta di massa che è minore nella parte e maggiore nel tutto. —
Tu stessa, o anima, tu, dico, sei superiore alle cose corporee;
(1) Salm. xcix, 3.
(2) Rom., i, 20.