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La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole
Volume I - La Fede
Can. Giulio Bonatto
Casa Editrice Marietti, 1932, pagine 160

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 121 —
   9.
   Gli attributi di Dio.
   S. Agostino (354-430), De Civitate Dei, 7, 30.
   Queste opere (i fenomeni esteriori della creazione) l'acutissimo e dottissimo Varrone si sforzò, attraverso a non so quali fìsiche interpretazioni, di assegnarle a varie divinità, sia seguendo le tradizioni, sia valendosi della propria congettura.
   In realtà è un solo vero Dio che le produce e le fa: ma le fa come Dio, cioè tutto in ogni luogo, non contenuto in alcun luogo, non legato da alcun vincolo, non divisibile in parti, non mutabile da alcun lato, che riempie il cielo e la terra con una presente potenza, non con una natura che abbisogni di alcuna cosa. Ed egli amministra tutte le cose che ha creato in tal modo che ciascuna eserciti e produca i suoi proprii movimenti. Benché infatti nulla possa essere senza di Lui, le cose tuttavia che ha creato non sono ciò che è Lui. Ed Egli fa molte cose anche per mezzo degli Angeli : ma non rende beati gli Angeli se non da se stesso ; e così se per qualche buona causa manda agli uomini gli Angeli, non tuttavia rende felici gli uomini dagli Angeli, ma da se stesso, come da se stesso rende felici gli Angeli. Da questo unico vero Dio speriamo la vita eterna.
   Oltre questi benefizi che elargisce ai buoni e ai cattivi nel-l'amministrare la natura, abbiamo anche da Lui un grande segno di grande amore che è proprio dei buoni. Infatti quantunque il dono della mente e della ragione con la quale possiamo conoscere Lui che ha creato tutte queste cose sia tale dono che non possiamo bastare a ringraziarlo: se tuttavia riflettiamo che carichi e ricoperti di peccati, alieni dalla contemplazione della sua luce e accecati dall'amor delle tenebre, cioè del male, affatto non ci abbandonò, e ci mandò il suo Verbo che è il suo unico Figlio, affinchè per la sua incarnazione e passione conoscessimo quanto Iddio stimi l'uomo, e per quel suo singolare Sacrifizio fossimo mondati da tutte le colpe, e, superate tutte le difficoltà mediante l'amore diffuso nei nostri cuori dal suo Spirito, giungessimo al riposo eterno e alla ineffabile dolcezza della sua vista in Cielo — quali cuori, quante lingue potrebbero bastare a rendergli grazie?