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La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole
Volume I - La Fede
Can. Giulio Bonatto
Casa Editrice Marietti, 1932, pagine 160

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 117 -
   5.
   I filosofi e la conoscenza di Dio.
   Lattanzio, Divinae InstituUones, 5, 15.
   Veniamo ai filosofi. Di questi è più grave l'autorità e più certo il giudizio, perchè si deve ritenere che non abbiano seguito, come i poeti, cose inventate, ma si siano applicati a ricercare la verità.
   Talete di Mileto, che fu uno dei sette sapienti e ohe si crede sia stato il primo a far ricerche circa le cause naturali, disse che è l'acqua il principio da cui sono create tutte le cose, e che Dio è la mente che dall'acqua formò ogni cosa. Così egli pose la materia delle cose nell'acqua e il principio e la causa dell'essere la pose in Dio. Pitagora definì Dio così : un'anima, che penetra e si diffonde per tutte le parti del mondo e per tutta la natura, e dal quale tutte le cose che nascono, le cose animate, ricevono la vita. Anassagora dice che Dio è una mente infinita che si muove da se stessa. Antistene dice che vi sono molti dii nell'opinione del volgo, ma un solo Dio naturale, cioè autore di ogni cosa. Cleante ed Anassimene dicono che l'etere è il sommo Dio, e a questa opinione assentì il nostro poeta (Virgilio, Georg., 2, 325). Crisippo chiama Dio la forza naturale fornita di ragione, e talvolta la divina necessità (il fato). Similmente Zenone dice che Egli è la legge naturale e divina. Le opinioni di tutti questi, per quanto incerte, consentono nell'ammettere una sola Provvidenza: poiché sia che la si chiami natura, o etere, o ragione, o mente, o fatale necessità, o divina legge, o altro, è quello appunto che noi chiamiamo Dio; e non importa la diversità dei nomi, poiché nel significato tutti si riducono a uno. Aristotile, benché non sia sempre coerente, e dica e pensi cose contrastanti tra loro, in ultimo tuttavia afferma che al mondo presiede una sola mente. Platone, che è giudicato il più sapiente di tutti, difende chiaramente e apertamente il governo di Uno solo e non nomina l'etere o la ragione o la natura ma lo chiama, senz'altro, Dio: e dice che questo mondo perfetto e mirabile è stato formato da lui. Cicerone che segue e imita Platone in moltissime cose, riconosce frequentemente Dio, e lo chiama supremo nei suoi libri « sulle leggi », e dimostra che da lui è retto il mondo nel libro « sulla natura degli dei », in questo modo : nulla è più eccellente di Dio : è dunque necessario che da lui sia retto il mondo. A nessuna natura, per conseguenza, è obbediente e