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in qual giorno del mese, e in quale ora del giorno avvenga l'eclisse del sole o della luna, e per quanta parte del loro splendore; verificandosi esattamente ogni cosa.
E coloro clie di tali cose non s'intendono, restano meravigliati e stupefatti; quelli invece che sanno, si rallegrano e si inorgogliscono, e tratti da empia superbia, mentre tanto prima annunziano l'eclisse solare, non si avvedono come nel loro cuore manchi la tua luce; poiché non si dimandano religiosamente donde abbiano ricevuto quell'ingegno col quale studiano tali fenomeni. E se pure riconoscono che Tu li creasti, non si dedicano però al tuo culto, onde Tu possa conservare in essi l'opera tua; e non distruggono per amor tuo le proprie viete abitudini ; e non sacrificano a te le superbe e quasi volatili esaltazioni, nè la curiosità delle loro menti, con la quale, a somiglianza dei pesci del mare, vogliono penetrare nei secreti sentieri dell'abisso ; nè ti sacrificano le loro lussurie per le quali si rendono simili alle bestie della terra; e se essi eseguissero tali sacrifizi, Tu, o mio Dio, fuoco ardente, distruggi quei mortiferi loro travagli, e li rinnovi per l'immortalità.
Ma non conobbero la via, cioè il Verbo tuo, nel quale creasti ciò che essi enumerano, nè conoscono se medesimi, che enumerano, nè la mente propria per mezzo di cui essi enumerano; poiché la sapienza tua non è numerabile. E lo stesso tuo Unigenito divenne per noi la sapienza e la giustizia e la santificazione; essendo annoverato tra gli uomini, e pagando il tributo a Cesare. Non conobbero questa via per la quale poter discendere dalia propria superbia fino a Lui, e per la stessa via dell'umiltà risalire presso di Lui. Non conobbero questa via, e reputano se medesimi chiari ed eccelsi per i propri studi su gli astri; ed ecco che essi precipitarono in terra, e si ottenebrò l'insipiente loro cuore.
Dicono bensì molte cose vere sul creato; ma non ricercano piamente la Verità artefice delle creature; e perciò non la trovano; ovvero se la trovano e riconoscono che essa è Dio, non la onorano come Dio, nè a Dio rendono grazie; ma svaniscono nei propri pensieri e chiamano se stessi sapienti, attribuendosi ciò che ti appartiene; e la loro cecità li spinge alla massima perversità di attribuire a te i propri difetti, cioè applicando le menzogne a te che sei la stessa Verità e trasmutando la gloria dell'incorruttibile Dio nell'immagine del corruttibile uomo, e degli uccelli, e dei quadrupedi, e dei serpenti; e trasformano in menzogna la tua verità; e venerano e servono la creatura piuttostochè il Creatore.
Tuttavia io ritenevo nella memoria molte cose vere da essi espresse sul creato; e la ragione di esse mi veniva dimostrata dal numero e dall'ordine dei tempi, e dalla stessa osservazione
8 — Bonatto, La Religione. - I.