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La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole
Volume I - La Fede
Can. Giulio Bonatto
Casa Editrice Marietti, 1932, pagine 160

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 106 —
   C'è tra queste tre famiglie una comunanza (comunione) di beni spirituali che si chiama « la Comunione dei Santi ».
   Comunione infatti vuol dire comunicazione o partecipazione: e Santi sono i membri della Chiesa che sono in grazia di Dio.
   Dalla Comunione dei Santi sono esclusi i dannati dell'inferno. Sulla terra ne partecipano solo in parte gli eretici, e i fedeli che sono stati privati dalla Chiesa della Comunione dei fedeli con la scomunica. Anche i fedeli che non sono in grazia di Dio non vi hanno parte che imperfettamente, in quanto sono aiutati a convertirsi dalle buone opere altrui.
   1° I fedeli della terra hanno un tesoro di beni comuni, e ciascuno concorre a formarlo e ciascuno può attingervi. Questo tesoro è formato dai meriti sovrabbondanti di N. S. G. C., della Vergine e dei Santi.
   La Chiesa vi versa le sue ricchezze: i Sacramenti, la Messa, le preghiere pubbliche; i fedeli vi apportano le loro opere buone. Chi fa una buona opera ne conserva il merito personale e, senza pur saperlo, ne comunica agli altri il merito soddisfattorio o impetratorio (1).
   Accade nella Chiesa ciò che accade nel corpo: il benessere e la prosperità di un membro si riflette sugli altri. Dio perdona e benefica tutta una moltitudine per la santità di alcuni. Avrebbe perdonato Sodoma se vi fossero stati dieci giusti (Gen. 18, 32). Di qui il valore sociale dei monasteri: essi rappresentano lo sforzo maggiore dell'umanità per essere degna dello Sposo celeste, e compiono una funzione sociale importantissima, perchè suppliscono alle altrui deficienze, allontanano i castighi meritati e ottengono misericordia.
   2° I fedeli della terra partecipano dei beni spirituali dei Santi del cielo. Noi preghiamo i Santi come nostri patroni e intercessori presso Dio, e i Santi pregano per noi.
   (1) Il merito è suo, il frutto è anche degli altri. Il Manzoni iUustra questo principio nella scena del cap. 23 dei Promessi Sposi tra il Cardinale e l'Innominato. L'Innominato dice al Cardinale: «Lasciatemi. Un popolo affollato v'aspetta: tant'anime buone, tanti innocenti, tanti venuti da lontano, per vedervi una volta, per sentirvi: e voi vi trattenete... con chi! ».
   «Lasciamo lo novantanove pecorelle» rispose il Cardinale: «sono in sicuro sul monte : io voglio ora stare con quella ch'era smarrita. Quell'anime son forse ora ben più contente, che di vedere questo povero vescovo. Forse Dio, che ha operato in voi il prodigio della misericordia, diffonde in esse una gioia di cui non sentono ancora la cagione. Quel popolo è forse unito a noi senza saperlo: forse lo Spirito mette nei loro cuori un ardore indistinto di carità, una preghiera ch'esaudisce per voi, un rendimento di grazie di cui voi siete l'oggetto non ancor conosciuto ».