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contaminato in Cielo, così non può condannare a supplizi eterni un'anima macchiata solo di peccati veniali. Perciò anche i sapienti antichi (Platone, Fed. Ili, 62), con la sola scorta della ragione, intravidero il Purgatorio.
L'esistenza del Purgatorio fu negata da Lutero. Era logico negare il Purgatorio dopo avere impugnate le indulgenze. Poiché tale dogma è affermato nel libro dei Maccabei, egli rifiutò questo libro come deu-terocanonico; negò ogni valore alle prove del nuovo Testamento; posto innanzi alla testimonianza unanime della tradizione, negò alla tradizione ogni autorità.
Circa il purgatorio sono di fede due cose: 1° che il purgatorio c'è; 2° che le anime del purgatorio possono essere da mi aiutate.
Inoltre la Chiesa insegna che nel purgatorio si soffrono due pene: quella del senso (il fuoco) e quella del danno.
La pena del danno è la privazione temporanea della vista di Dio.
È questa la pena principale del purgatorio. A noi riesce difficile comprendere la gravità di questa pena, perchè essendo privi della vista di Dio su questa terra, non ne sentiamo alcun dolore.
Noi non sappiamo che cosa sia la vista di Dio. Siamo come il bambino che non si commuove della perdita d'un tenerissimo padre, perchè non sa. Ma le anime del purgatorio sanno che la vista di Dio è il fine, la felicità a cui tendono. Mi spiego con un esempio. In altri tempi i cacciatori solevano portare a caccia uccelli rapaci e li portavano in campagna con la testa coperta di un velo. Finché essi si trovavano così bendati, se ne stavano quieti, quasi dimentichi della loro natura; ma appena sbendati, nel rivedere la campagna, ripigliavano la loro nativa fierezza e non passava per l'aria un uccello che tosto non gli si lanciassero contro per farne preda. Così è di noi rispetto a Dio. Finché siamo quaggiù, abbiamo per così dire gli occhi bendati, e non conosciamo che cosa sia il Signore. Ma quando l'anima esce da questo mondo, Dio si manifesta a lei: l'anima vede che gioia sia possedere Dio, vede che è quella l'unica felicità, e tende a Lui con tutte le sue forze. Ma nell'atto che l'anima si slancia verso Dio è trattenuta e respinta dalla sua giustizia.
Il fuoco del purgatorio, secondo l'opinione comune, è simile a quello dell'inferno.
Sarebbe così un fuoco reale, e non solo l'ardore verso un bene anelato e non posseduto, le fiamme del non soddisfatto amore. Esso purifica le anime come l'oro e le libera dalle scorie.